
di Bruno Berti
In questi tempi di guai pesanti per l’economia, tra guerra ed esplosione dei prezzi, c’è anche chi riesce a reggere e a rilanciare. E’ il caso dell’Irplast, l’azienda empolese di riferimento del distretto locale della gomma e plastica. L’impresa ha sede nella zona industriale del Terrafino e conta su un altro stabilimento ad Atessa (Chieti), in Abruzzo. Il gruppo ha 380 dipendenti, con un indotto di circa 100 persone. A Empoli lavorano 215 addetti, mentre ad Atessa è impegnato il resto del personale. Il fatturato di gruppo 2021 è di 110 milioni di euro (rispetto ai 95 del 2020). Lo stabilimento empolese contribuisce al fatturato per oltre la metà: oltre 60 milioni di euro. Tutto questo si concretizza con un impegno ambientale testimoniato dal premio ottenuto dall’Istituto italiano imballaggio, al Best Packaging 2022, per un particolare prodotto, un’etichetta adesiva, che permette di ridurre lo stock di lattine vuote pre-stampate, etichettabili in funzione della domanda, con evidenti risparmi che hanno anche un valore ecologico. Si tratta in pratica dell’Oscar dell’Imballaggio: il premio assegnato rientra nella categoria Speciale Carta Etica del Packaging.
"Per noi – dice l’amministratore delegato di Irplast, Fausto Cosi – si tratta di un riconoscimento gratificate che è motivo di orgoglio per l’azienda". L’impresa rientra a pieno titolo tra quelle definite energivore, vale a dire caratterizzate da alti consumi energetici: di questi tempi un problema non indifferente. "Però – chiarisce l’ad Cosi – siamo di fronte a un mercato vivace che richiede i nostri prodotti, anche perché le restrizioni alla globalizzazione, a partire da quelle causate dall’impennata del costo dei noli marittimi, hanno favorito il ricorso a fornitori più vicini a casa". E poi rivolgersi a produttori asiatici, ad esempio, era diventato molto meno conveniente (a causa della compromissione della catena delle forniture) per le imprese dei settori che potevano usare i film adesivi prodotti da Irplast. Per certi versi quasi una beffa, se si pensa alle difficoltà di tante imprese. Però, come abbiamo scritto giorni fa, l’azienda avrebbe bisogno di personale specializzato che non si trova. E se vogliamo, un po’ di difficoltà sul fronte delle consegne di materiali la vive anche l’impresa del Terrafino. "Scontiamo qualche problema – aggiunge Cosi – per i ritardi, a causa di mancanza di componenti, nella consegna di alcuni macchinari che abbiamo acquistato. Per le materie prime (energia compresa), dobbiamo sottolineare che la crisi da carenza dopo il periodo più nero dell’epidemia si era fatta sentire già nel primo semestre dell’anno scorso. Dopo, fortunatamente, le difficoltà si erano attenuate, salvo riprendere, anche con più vigore, dopo l’inizio del conflitto in Ucraina". Questo ha significato per tante aziende, tra cui anche il gruppo con sede a Empoli, fare i conti con il tema dei margini di guadagno.
"Nonostante gli aumenti di prezzo che abbiamo dovuto richiedere ai clienti, per altro accettati (anche se far digerire quelli legati all’energia è stato possibile solo dopo l’inizio del conflitto in Europa Orientale), non abbiamo potuto ottenere i margini di guadagno precedenti". Ai piani alti di Irplast però non è mai stata contemplata la possibilità, adottata da altre imprese, di sospendere o limitare la produzione. "Noi continuiamo a servire il mercato offrendo le consuete qualità dei prodotti e affidabilità dell’azienda". E adesso la società pensa di poter recuperare il terreno perduto in tema di guadagno. Irplast nella sua attività fa, e non solo perché è una moda, della riduzione dell’inquinamento un tema importante nella produzione di articoli in plastica, un materiale molto flessibile in quanto a usi e a costi contenuti, oltre che sicuro: basti pensare al larghissimo impiego di articoli in plastica che ha caratterizzato il periodo dell’epidemia da Covid.