Incendio in Fipili: in viaggio con la Vab dopo l’inferno. "Abbiamo rischiato il disastro"

Il racconto dei volontari: "L’erba come benzina, dalle nostre parti mai vista una cosa così in 28 anni"

Empoli, 7 agosto 2022 - "Vado sugli incendi dal 1994, ma una roba del genere, dalle nostre parti, non l’avevo mai vista". Valerio è un operatore agricolo, ma da quasi trent’anni presta servizio come volontario per la Vab. Insieme a Marco, geometra, ripercorre il sentiero di terra bruciata a pochi passi dall’entrata Empoli Centro della FiPiLi. "Il fuoco è partito da lì – dice indicando una chiazza nera in mezzo alle sterpaglie –. Inizia stretto, prende forza con il vento e poi si allarga. Se riusciamo a intervenire entro poco tempo, un incendio come questo lo domiamo alla svelta. Ma se i minuti scorrono diventa un inferno". La traiettoria del rogo è ben visibile anche ad un occhio inesperto. Le fiamme hanno attaccato subito un deposito di Acque Spa dove all’interno erano appoggiati dei tubi in plastica, poi si sono propagate a ventaglio verso la superstrada e le abitazioni che si affacciano su via Sant’Anna.

«Un anno così – proseguono Marco e Valerio – non si era mai visto. Abbiamo già affrontato circa una cinquantina di eventi, numeri che di solito si registrano in almeno quattro estati. L’erba in questo momento è come benzina, basta poco e brucia tutto". I due volontari della Vab si muovono a bordo di una ‘campagnola’: può sparare fino a 600 litri di acqua ed è un prezioso alleato nella lotta contro il fuoco. Il grande vantaggio è dato dalla pressione che il mezzo riesce a generare, ma tutto, ripete Valerio "sta nella rapidità con cui riusciamo ad affrontare certe situazioni. Se siamo qui quando l’incendio comincia, con gli strumenti che abbiamo a disposizione riusciamo a gestirlo senza problemi. Altrimenti è un disastro".

L’incendio di Terrafino che ha mandato in tilt la FiPiLi e minacciato le abitazioni potrebbe non essere stato di natura dolosa, ma qui da noi, ribadiscono i due volontari, "l’autocombustione non esiste e la storia dei mozziconi di sigaretta convince fino a un certo punto. Abbiamo provato un sacco di volte a simulare un incendio così – dice Marco – ma nemmeno soffiandoci sopra si riesce ad appiccare il fuoco". I motivi, dunque, possono essere molteplici, ma accanto alla follia dei piromani c’è anche il cuore grande di chi, come gli uomini della Vab e delle altre associazioni di volontariato, si mette a disposizione per aiutare gli altri. Nessuno di loro percepisce un euro, ma tutti hanno svolto una preparazione meticolosa. "Ci formiamo a Monticiano, in provincia di Siena, dove c’è un centro di eccellenza a livello nazionale per la gestione degli incendi. Chi viene da noi – dicono Marco e Valerio – deve affrontare un percorso importante e complicato".

Qualcuno dei residenti di via Sant’Anna non credeva alla storia dei volontari. "Ci hanno chiesto quanto prendevamo, gli abbiamo risposto che non percepiamo un euro. Tempo fa, tornando dall’isola d’Elba – sorride Marco – una signora ci chiese ci ce lo facesse fare". "Ma c’è anche chi – prosegue Valerio – questa vocazione se la sente dentro. Giorni fa si è presentato un ragazzo che aveva percepito l’odore del fumo di Massarosa e dentro di sé ha sentito il bisogno di fare qualcosa".

La campagnola attraversa un campo di sorgo, un vegetale molto usato nella preparazione di mangimi animali. "Di solito non si pianta volentieri perché il processo di essiccazione è costoso. Ma quest’anno – conclude Valerio – ci ha pensato il clima".