CASTELFIORENTINO (Firenze)
Non è mai emersa prova certa che Sara Scimmi (nella foto) fosse viva quando era distesa sull’asfalto. Il punto è il prima. E lì è nebbia fitta. Il giallo è in piedi da anni. Sette per l’esattezza. "Per caso hai visto Sara? Se saliva su un’ auto, se incontrava e parlava con qualcuno. Sul momento non hai dato peso alla cosa, ma credimi dopo sette anni sarebbe ancora un dettaglio fondamentale". Un appello, quello di Giulia Scimmi, carico di rabbia e dolore. Sette anni fa, per lei e la sua famiglia, iniziava il calvario. Era notte fonda. Sara Scimmi, 19enne di Castelfiorentino – sorella di Giulia – il 9 settembre del 2017 fu trovata cadavere sulla strada regionale 429. Per la morte della giovane l’unico a finire a processo (celebrato in primo grado e conclusosi con l’assoluzione e poi passato in appello) fu l’autotrasportatore che con il suo tir investì Sara. Ma il punto è sempre stato un altro. Il prima. Sul quale fu aperto un filone d’indagine per omicidio volontario contro ignoti - e conclusosi con l’archiviazione - per verificare se Sara, prima di essere travolta dal tir, fosse stata aggredita, o abbandonata in strada. I punti oscuri non mancano: un orologio e un anello, indossati da Sara nelle foto scattate in discoteca ma mai trovati sul luogo dell’incidente, né nelle vicinanze. C’è una petizione on line per chiedere una nuova indagine. Più di mille le firme raccolte.