"I reporter? Gli storici del presente" L’inviato di guerra si racconta

Lorenzo Cremonesi ha ricevuto il Premio Boccaccio, sezione Giornalismo

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CERTALDO

Si chiama Lorenzo Cremonesi ed è uno dei vincitori dell’edizione 2022 del Premio Letterario Boccaccio. Inviato di guerra da molti anni per il Corriere della Sera, si trova in Ucraina dove da cinque mesi sta raccontando il conflitto in corso. E’ tornato in Italia per presentare il suo libro “Guerra Infinita e sabato 10 sarà a Certaldo per ricevere il Premio sezione Giornalismo.

Cremonesi e il Boccaccio: raccontare la Storia, il conflitto e il quotidiano, quali differenze o analogie tra ieri e oggi?

"Nel lavoro del reporter c’è stato un profondo cambiamento negli ultimi venti anni. Mi riferisco principalmente ai nuovi sistemi e le nuove tecnologie per inviare pezzi e servizi, alla competizione con i social, al fatto di essere sempre connessi. Tutto ciò permette e richiede di raccontare quello che accade in tempo reale. È dunque cambiata la velocità della comunicazione ma l’abc del giornalismo non è mutata, anzi. Le testate che non hanno perso lettori, o addirittura hanno acquistato nuovi abbonati, sono proprio quelle che hanno compreso che bisognava tornare al giornalismo classico, quello degli inviati sul campo che hanno le proprie fonti, che vanno controcorrente, che cercano storie diverse da quelle che tutti gli altri hanno perché battute dalle agenzie o rilanciate dai portavoce".

Quali sono i luoghi o gli incontri che l’hanno segnata di più?

"Faccio l’inviato da oltre quanta anni. Ho iniziato nella provincia di Milano, negli anni Settanta. Sono tanti i conflitti che ho seguito. I primissimi che ho raccontato mi hanno segnato molto: Israele e Libano, la prima Intifada palestinese e poi la guerra in Iraq. Ho visto persone accoltellate per strada, bombe che mi cadevano vicino, hanno provato anche a prendermi e a Gaza fui davvero rapito brevemente. Nonostante tutto, non ho mai pensato di smettere di fare quello che faccio".

Qual è per un reporter il vero nemico da combattere o quali sono le paure con cui imparare a convivere?

"Il nemico da combattere sono i propri pregiudizi. Quando ci avviciniamo ai grandi conflitti abbiamo dei preconcetti: è normale, derivano dalle nostre esperienze passate. La vera sfida è riuscire a cambiare idea quando ciò che osserviamo, registriamo e viviamo è diverso da quello che credevano fosse. Noi siamo gli storici del presente. Paura? Il reporter deve averla se va in posti che non conosce".

Progetti nel cassetto?

"Uno su tutti? Vorrei raccontare la natura in pericolo".