
Il mister Guido Pagliuca mentre dàindicazioni a bordo campo (foto d’archivio)
di Simone Cioni
Già oggi potrebbe essere il giorno dell’annuncio di Guido Pagliuca come nuovo allenatore dell’Empoli. In ogni caso, è solo questione di tempo. Al matrimonio tra il 49enne tecnico di Cecina e il club azzurro mancano infatti ormai solo i crismi dell’ufficialità. Nei giorni scorsi Pagliuca ha trovato l’accordo con la Juve Stabia per rescindere il proprio contratto che lo legava fino a giugno 2026 alle ‘vespe’ campane e adesso firmerà un biennale con l’Empoli.
Pagliuca è uno di quegli allenatori che non ha avuto una carriera calcistica particolarmente significativa: di ruolo difensore, dopo aver giocato nelle serie minori con Cecina (24 presenze in C2), Livorno, Follonica e Rosignano all’età di 28 anni è costretto ad appendere gli scarpini al chiodo per un grave infortunio.
La passione per il calcio e per il ruolo di allenatore, però, è grande e fin da subito passa dall’altra parte della barricata con le giovanili del Cecina, sua città natale. A 31 anni gli viene affidata la panchina della Prima Squadra in Serie D, dove poi passerà a guidare il Borgo a Buggiano prima di affacciarsi per la prima volta al professionismo con il Gavorrano in Lega Pro Seconda Divisione 2011-‘12. La sua avventura dura pochi messi e allora lui riparte dai dilettanti, dove nel 2013-‘14 centra la promozione con la Lucchese. Anche stavolta però la parentesi nel professionismo dura appena quattro mesi, ma Pagliuca non si fa scalfire e torna ad allenare nei dilettanti guidando nell’ordine Imolese, Real Forte Querceta, Ghivizzano e Pianese. In quest’ultima esperienza approda dopo aver fatto il secondo alla Cremonese di Marco Baroni, tecnico fiorentino ex Verona e Lazio nelle ultime due stagioni e promesso sposo del Torino.
Nella stagione 2021-‘22 il primo campionato intero di Serie C con la Lucchese, concluso all’ottavo posto. L’anno successivo è a Siena, dove chiude dodicesimo, prima di intraprendere l’avventura a Castellamare di Stabia a oltre cinquecento chilometri da casa. L’umiltà e la cultura del lavoro sono le sue principali doti, oltre ad un costante aggiornamento visionando anche il lavoro dei colleghi.
Carattere forte e sanguigno, in C fu squalificato per tre turni per aver schiaffeggiato un proprio giocatore nel tunnel dello stadio di Castellamare di Stabia, è uno di quegli allenatori capaci di fare gruppo dentro e fuori dal campo, riuscendo a far rendere al massimo i suoi calciatori. Insomma un percorso, il suo, che ricordo molto quello di un suo predecessore sulla panchina azzurra, un certo Maurizio Sarri, partito dai campi polverosi di periferia inizialmente con un altro lavoro oltre a quello di allenatore fino a calcare i palcoscenici più prestigiosi del calcio professionistico.