Oggi nuova tappa in Tribunale a Bologna dinanzi al Gup Alberto Gamberini per l’udienza preliminare sulla strage del 2 agosto 1980, dove tra le 85 vittime (ed oltre 200 feriti) c’erano la giovane di Montespertoli Maria Fresu (23 anni), la sua piccola figlia Angela di 3 anni (nella foto), e la sua amica di Castelfiorentino Verdiana Bivona (22 anni); stavano andando insieme al lago di Garda per una vacanza; ferita gravemente una loro amica (che riuscì a sopravvivere e che oggi vive a Poggibonsi). La vicenda Fresu - con il corpo che di fatto non si trova essendo il Dna rilevato nella sua tomba di Montespertoli diverso - torna centrale in questa fase preliminare: si deve decidere l’eventuale rinvio a giudizio dei presunti mandanti.
Tra questi, c’è Paolo Bellini, ex di Avanguardia Nazionale, e la discussione si accenderà su una cicatrice. Queste le parole di Manfredo Fiormonti, il suo legale: "Bellini ha una cicatrice sul volto e la consulenza della Procura dice che non è possibile rilevarla da quel filmato, noi invece riteniamo sia possibile saperlo e abbiamo chiesto un accertamento. Anche Bellini ha detto al giudice che questa cicatrice ce l’ha da sempre". Dunque l’avvocato ha chiesto che il Gup del Tribunale di Bologna, Alberto Gamberini, disponga una nuova perizia sul video che, secondo l’accusa, ritrae Bellini in stazione il giorno dell’attentato, il 2 agosto 1980. L’avvocato Fiormonti si basa sul fatto che in quel filmato Super 8, già analizzato dalla Polizia Scientifica di Roma per conto della Procura generale, non si vede una cicatrice di un centimetro sotto il labbro inferiore, come ribadito anche dallo stesso Bellini in una breve dichiarazione spontanea: "Quella cicatrice – ha detto al Gup – ce l’ho fin da piccolo". Per il suo legale questo elemento sarebbe decisivo per il non luogo a procedere nei confronti del suo assistito.
Il Gup dovrebbe decidere proprio se far svolgere la perizia. Rispetto alle precedenti udienze, il fatto nuovo è la scomparsa, a 91 anni, dell’ex generale Quintino Spella, che era imputato per depistaggio. Gli indagati scendono dunque a tre: oltre a Bellini, l’ex militare Piergiorgio Segatel e Domenico Catracchia, amministratore dello stabile di via Gradoli 96 dove abitarono durante il sequestro Moro i brigatisti rossi Mario Moretti e Barbara Balzerani e dove, nel 1981, avrebbero trovato rifugio alcuni appartenenti ai Nar. Per la strage, Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini sono già stati condannati in via definitiva; Gilberto Cavallini è stato condannato in primo grado per concorso in strage l’anno scorso, si attende l’appello.
Andrea Ciappi