La maxi frana di Montelupo, entra in azione il radar per il monitoraggio

Dopo due giorni di osservazione, sarà tarato così da segnalare eventuali movimenti anche millimetrici della collina. Lo ha spiegato Sandro Moretti dell'Università di Firenze

Il macchinario e la frana sullo sfondo (Fotocronache Germogli)

Il macchinario e la frana sullo sfondo (Fotocronache Germogli)

Montelupo Fiorentino (Firenze), 16 dicembre 2019 - Oggi, lunedì 16 dicembre, è il giorno per per mettere a pieno regime la mente tecnologica, ovvero il radar in grado di monitorare ogni minimo movimento della collina montelupina, ormai orfana del suo muro di contenimento in cemento armato. Il ’LiSAmobile’, così si chiama il radar interferometico dinsar è stato incaricato di osservare con occhio clinico il terreno di via Marconi fin da sabato mattina, il 14 dicembre, perché il punto, in attesa che le indagini facciano il loro corso, è verificare se la collina sia ferma.

E ’LiSAmobile’ può aiutare gli esperti a comprenderlo in maniera scientifica, come spiegato da Sandro Moretti, docente di geomorfologia all’università di Firenze, esperto in problematiche sul dissesto idrogeologico.

Dottor Moretti, qual è il compito di ‘LiSA’?

«Misura spostamenti anche millimetrici e lo fa illuminando il target che gli viene posto, in questo caso la collina, con un fascio di onde elettromagnetiche. E’ molto preciso e se il soggetto si muove lo rileva in maniera immediata. Il funzionamento è analogo, all’incirca, dei radar collocati su navi o aerei. Le onde radar sono le stesse».

Dove si trova lo strumento?

«Oltre la Pesa, fronte frana. Sabato lo abbiamo montato così che possa fare i primi rilievi. Da lunedì (oggi ndr), contiamo di farlo diventare ‘pienamente’ operativo, anche con la programmazione dei vari allarmi».

Che cosa significa?

«Setteremo lo strumento in base alle nostre necessità, quindi sarà collegato al centro di Protezione civile dell’Università».

Che cosa trasmetterà?

«Sarà impostato per percepire anche movimenti minuscoli: se rientreranno negli intervalli da noi programmati, saranno segnalati alla nostra centrale».

Come funziona il tutto?

«Abbiamo collocato l’emissore di onde elettromagnetiche montato su un binario, che si muove sulla base di alcuni minuti, poi torna indietro e fa una nuova scansione. Ha un telone di copertura e su di esso sarà costruito un casotto per isolarlo dai curiosi: il radar non deve essere toccato se no si sballa».

Non è l’unico ‘occhio’ in azione in via Marconi, giusto?

«Abbiamo fatto anche una prima scansione con un laser scanner, che attraverso una scansione ottica ci offre un’immagine tridimensionale della collina. Si tratta di ‘materiale’ che verrà integrato con i rilievi del radar».

Quanto dureranno i controlli?

«Lo strumento, prezioso perché dà l’idea dell’evoluzione della frana, anche se in questo caso pare si sia trattato di un crollo, resterà lì, presumibilmente, fino al via ai primi interventi di messa in sicurezza. Il nostro aiuto è sulla parte pubblica in emergenza, dopo ci ritiriamo a meno che non ci siano specificità della frana per cui servono indagini di alto livello».

Il risultato finale sarà quindi messo a disposizione dell’amministrazione comunale.

«Questa prima fase è di allertamento e sorveglianza, poi i dati saranno passati a chi ne necessita. Interventi successivi non dipendono da noi».