REDAZIONE EMPOLI

Fatture false per 18 milioni. Due imprenditori in carcere. Un empolese tra i 24 indagati

Contestata l’associazione per delinquere. Scovate 13 società cartiere, sequestrati beni per un milione di euro

Contestata l’associazione per delinquere. Scovate 13 società cartiere, sequestrati beni per un milione di euro

Contestata l’associazione per delinquere. Scovate 13 società cartiere, sequestrati beni per un milione di euro

LA SPEZIA

Un’associazione a delinquere ramificata tra Liguria, Toscana ed Emilia Romagna, capace di dare vita a un giro di false fatture per quasi 18 milioni di euro tra il 2022 e il 2024, utilizzando tredici società cartiere con l’obiettivo di consentire l’evasione dell’Iva e del reddito. È l’ipotesi alla base dell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato ieri mattina all’arresto e alla custodia in carcere di due persone, nell’ambito di una maxi inchiesta che coinvolge complessivamente 24 persone e tredici società. In carcere sono finiti Yuri Fergemberger, 41enne di Rapallo, e Paolo Spadoni, 54enne della Spezia, ritenuti promotori e vertici della rete che, secondo il Nucleo di polizia economico finanziaria delle fiamme gialle spezzine, diretto dal maggiore Andrea De Gennaro, avrebbe messo in atto una serie di reati finanziari – emissione di fatture per operazioni inesistenti e omessa dichiarazione – attraverso diverse società fittizie, intestate a fidati prestanome. Caduti nella rete delle indagini coordinate dal procuratore capo Antonio Patrono, figurano (tutti indagati a piede libero) anche l’empolese Edoardo Boldrini (nel ruolo di prestanome), gli spezzini Massimiliano Luppi, Alessandro Barbolini, Dino Mencarelli, Luciano Mainoldi, i liguri Luca Fergemberger, Michele Polieri, Rinaldo Dubois ed gli emiliani Gianfranco Addamiano, Tommaso Colonna, Maurizio Scala, Luca Covezzi, i lombardi Silvano Ferrari, Denis Adamo, Franco Eugenio Spagarino, il trentino Andra Sauda, il marocchino Nawal Moughia, il romeno Mihai Dorin Diaconescu, e i cinesi (residenti a Prato) Yewei Deng, Wu Zhang, Shengyan Deng e Qiuzhao Deng. Proprio nel corso delle perquizioni avvenute ieri mattina nel Pratese, i finanzieri si sono visti piovere addosso oltre 215mila euro in banconote di vario taglio, lanciate dalla finestra dell’abitazione in cui gli investigatori erano andati a rintracciare i quattro cinesi.

Ammonta a circa un milione di euro, invece, il sequestro portato a termine ieri dai finanzieri spezzini: non solo i conti correnti delle due persone arrestate, ma anche il denaro nelle disponibilità delle tredici aziende utilizzate dal sodalizio, tra le quali anche le spezzine Carpmetal, Bbm Technology Engineering group, Carpenteria e Metalli, e Carpenteria Colonna. Tra i beni sequestrati, due orologi di lusso, un’imbarcazione di 9 metri, quattro immobili a Rapallo, e un suv. "Nelle condotte si ravvisano tutti gli elementi della fattispecie associativa, in quanto vi è un programma criminoso che ha per oggetto la commissione di una serie indeterminata di reati peraltro tutti della stessa specie; il vincolo associativo ha una durata stabile del tempo" scrive nell’ordinanza il giudice per le indagini preliminari, Diana Brusacà, che sottolinea il ruolo apicale di Fergemberger (difeso dagli avvocati Jacomo Memo e Giulia Liberti) e Spadoni (assistito da Pasquale Iodice e Jacomo Memo), i quali pur non figurando mai come legali rappresentanti delle aziende ’cartiere’ (scatole vuote utilizzate solo per creare contabilità fittizia, affidate a prestanomi), davano "istruzioni a tutti i formali titolari": secondo la ricostruzione delle Fiamme gialle, si sarebbero tenuti 24 incontri tra l’ottobre 2023 e il febbraio 2024.

L’indagine ad ampio raggio della finanza ha permesso di scoprire anche l’attività di quattro persone cinesi, amministratori di società con sede a Prato, che avrebbero sfruttato le fatture da loro emesse nei confronti delle società cartiere per ’ripulire’ consistenti volumi di denaro contante. Nel mirino anche una truffa ai danni dello Stato, ipotizzata a carico di Fergemberger, Spadoni, Addamiano, Colonna e Barbolini, e consistita nell’ottenimento di un finanziamento da 350.000 euro tramite una piattaforma online gestita da Mediocredito Centrale in favore di una delle società gestite dal sodalizio: gli indagati avrebbero attestato falsamente una serie di investimenti nell’ambito di un piano di sviluppo aziendale.

Matteo Marcello