
La dottoressa Chiara Elter e l'infermiera Mariachiara Mura
Empoli, 21 gennaio 2023 - Ogni giorno le ambulanze a sirene spiegate portano feriti o persone in pericolo di vita. Alle quali si aggiungono le decine di cittadini che suonano il campanello lamentando un problema di salute. Dall’altra parte c’è lei, la dottoressa Chiara Elter, 34 anni, giovane medico del pronto soccorso di Empoli, che insieme ai colleghi e al personale sanitario si fanno carico dei numerosi accessi al presidio di viale Boccaccio.
Dottoressa, lavorare al pronto soccorso è stata una scelta o una necessità?
"E’ stata una scelta".
E’ come se lo aspettava o pensava di trovare una situazione diversa?
"Mi sono da poco specializzata in chirurgia generale per cui avere dei turni e mezza giornata libera mi sembrava un lusso; avere tempo per me, per poter vivere la mia vita privata e familiare è sicuramente un aspetto che è stato fondamentale nella scelta di questo lavoro. D’altro canto, la mole di lavoro nel turno è davvero tanta. La domanda da parte della popolazione è crescente e aumenta la richiesta di garanzia di un servizio di pronto intervento rapido e con un equilibrio fra qualità delle cure, accessibilità e tempestività. Per quanto riguarda il rapporto con i colleghi non potevo trovare di meglio. Quelli più anziani in termini di servizio ed esperienza mi hanno sempre aiutata, spronata ad andare avanti. Può succedere di avere dei dubbi, delle difficoltà, degli smarrimenti, ma lavoro serenamente perché so di poter contare su di loro. Le altre figure professionali sono anch’esse tutte persone disponibili, pazienti, competenti e mi sento di definirli dei “compagni”".
Pensa di rimanere a lungo in questo tipo di reparto?
"Al momento mi trovo bene qui, per cui ho intenzione di continuare su questa strada".
Ritiene che il medico del pronto soccorso debba essere valorizzato e tutelato di più? Sia in termini di sicurezza sia a livello economico?
"Assolutamente sì. Sono stata aggredita verbalmente e fisicamente. Non nascondo di aver avuto paura in certe occasioni, ma non sono mai sola. In termini economici alcune cose non hanno davvero prezzo per la mole di lavoro e per la responsabilità".
Perché, secondo lei, il servizio emergenza-urgenza è sempre meno scelto dai suoi colleghi?
"Sicuramente perché si lavora tanto, si ha a che fare con tanti pazienti contemporaneamente, bisogna sapere gestire criticità diverse anche nello stesso tempo, essere rapidi, dinamici. Non dimenticare le linee guida ma ricordarsi che l’eccezione esiste. Le lamentele, soprattutto da parte dei parenti, sono difficili da sopportare e la denuncia anche infondata è dietro l’angolo. Inoltre gli stipendi non sono equiparati a quelli europei".
Quali sono i correttivi che secondo lei dovrebbero essere apportati per fare tornare la ‘vocazione’ a chi intraprende gli studi in Medicina?
"Creare delle condizioni di lavoro adeguate, ridurre la burocrazia che porta via un sacco di tempo che andrebbe impiegato invece alla clinica. Avere i giusti strumenti e le risorse da adeguare ai pazienti e non il contrario. E ovviamente tutelare e risollevare la figura professionale del medico".
Un appello per convincere a lavorare in pronto soccorso?
"Il pronto soccorso, l’urgenza in generale non sono per tutti. E’ un lavoro che chiede tanto in termini di pazienza, sforzo fisico e preparazione. Sicuramente ci sono i dispiaceri e le arrabbiature, ma la soddisfazione è tangibile. E’ un lavoro dinamico che porta ad una crescita continua professionale e umana".