
Don Tommaso Botti
Cerreto Guidi, 21 settembre 2016 - «Non vogliamo che la nostra parrocchia sia incubatrice di giovani sacerdoti». Il messaggio arriva dalle panche della chiesa di Stabbia, quella di San Pietro e Paolo in cima alla collina che domina la frazione cerretese. I fedeli sono pronti addirittura a bussare alla porta del vescovo per avere un parroco tutto loro, destinato a restare anni e non mesi.
A scatenare la protesta, civile ma assai calda, l’annuncio del trasferimento di don Tommaso Botti. Appena 27 anni, diverrà amministratore pastorale di Lari, Casciana Alta e Usigliano. Lo ha deciso il vescovo Andrea Migliavacca: dopo la nomina dei giorni scorsi, l’8 ottobre, scatterà l’incarico ufficiale.
«E’ un dispiacere e grande – commentano gli stabbiesi – In pochi anni, dopo avere salutato don Joe, don Marzio e don Marco, ora dobbiamo rinunciare pure a don Tommaso. Giovane, dinamico, ha saputo tirare a sé ragazzi e famiglie. Come? Con gesti semplici, essendo uno di noi. Un esempio? Dopo la bufera del settembre 2014 quando vento e grandine colpirono duro il paese, si è arricciato le maniche. Ma non tanto per dire. Ha saputo parlare la lingua di ognuno, giocando a pallone coi più piccoli e confrontandosi con gli adulti. Dove lo ritroviamo uno così?».
Originario di Santa Maria a Monte, don Botti è stato consacrato sacerdote nel 2014. «Sono rimasto a Stabbia per un anno e mezzo, di quelli intensi – commenta il sacerdote – Abbiamo condiviso difficoltà, vedi la disastrosa bufera 2014, e gioie. Ed è gratificante sapere che i miei parrocchiani non vogliano lasciarmi andare. Si rivolgeranno al vescovo? Se così sarà, lo sarà per un confronto semplice e positivo, non ho dubbi. Il dispiacere è comune, mio e loro, ed è emerso non appena ho letto in chiesa la lettera a firma del vescovo Migliavacca. Non è un addio, ci tengo a precisarlo: il mio telefono resta acceso per tutti».