Disturbi mentali Sono oltre quattromila le richieste di aiuto "Crescono i ragazzi"

Il neo direttore dell’Unità funzionale di Empoli fa il punto sul territorio. La pandemia ha aumentato le domande e rallentato i percorsi riabilitativi. "Dobbiamo pensare nuove modalità e strumenti di intervento". .

Disturbi mentali  Sono oltre quattromila  le richieste di aiuto  "Crescono i ragazzi"

Disturbi mentali Sono oltre quattromila le richieste di aiuto "Crescono i ragazzi"

EMPOLI

È già in servizio il nuovo direttore del servizio di Salute mentale adulti per l’area empolese. Psichiatra e psicoterapeuta, analista transazionale didatta e supervisore, il dottor Orlando Granati proviene dal Corpo di sanità militare dell’Esercito, dove si è laureato all’Accademia di sanità militare interforze di Firenze e dove ha lavorato come responsabile del Consultorio psicologico e nel reparto neuropsichiatrico.

Dottore, quante sono le persone seguite dall’Unità funzionale complessa di salute mentale adulti empolese?

"Abbiamo in carico circa 2700 utenti, mentre il numero di persone che hanno almeno un contatto col servizio supera le 4000 unità. Non ci sono differenze significative di genere, mentre sono in aumento i nuovi arrivi di età compresa tra i 18 e i 20 anni. Questo dato non è necessariamente negativo, perché almeno in parte è correlato ad un accesso precoce alle cure, con migliori possibilità di intervento".

Che tipo di disturbi manifestano i pazienti?

"Circa un quarto presenta disturbi dell’umore di tipo reattivo e di ansia. Solitamente questi casi richiedono un percorso di cura farmacologico o psicologico. Disturbi di tipo psicotico, di tipo bipolare e i gravi disturbi di personalità richiedono invece interventi complessi, con progetti terapeutico riabilitativo di tipo multiprofessionale e interventi rivolti al sostegno della socializzazione, del lavoro e dell’abitare".

Gli anni del Covid hanno portato ad un aumento dell’utenza?

"La pandemia, oltre al tragico prezzo in vite umane, ha comportato, con le limitazioni degli assembramenti, le attività di gruppo, di socializzazione e di inserimento lavorativo, rallentando i percorsi riabilitativi degli utenti più gravi. Si sono osservati casi di neurocovid che si manifestavano primariamente con sintomatologia psichica. Infine, nella fase immediatamente successiva al lock down abbiamo ricevuto un aumento di richieste di visite psichiatriche e psicologiche per disturbi di tipo reattivo, specie nelle fasce di età giovanile".

La branca della medicina mentale è ultimamente sotto i riflettori per la tragica morte della dottoressa Barbara Capovani. Molti colleghi hanno denunciato la poca tutela sul posto di lavoro. Qual è la sua opinione?

"La sicurezza di tutti gli operatori sanitari è fondamentale. In questo senso, la presenza di operatori della sicurezza in ospedale è stata e resta fondamentale. Il caso della collega Capovani, tuttavia, è stato l’esito tragico e più temuto di una serie di criticità sollevate dalla legge del 2014 che, chiudendo gli ospedali psichiatrici giudiziari (OPG), ha delegato completamente agli psichiatri compiti di controllo e di gestione delle misure di sicurezza. È fondamentale che le norme di legge possano restituire la distinzione tra compiti di cura e compiti di custodia".

Nel 2023 ha ancora senso parlare di “matti”?

"Parlare di matti era privo di senso anche prima; è un termine riduttivo, privo di rispetto. Detto questo, è vero che gli schemi diagnostici classici mostrano dei limiti nel descrivere nuove manifestazioni di disagio, verso cui dobbiamo pensare nuove modalità e nuovi strumenti di intervento, più inclusivi e di più facile accesso".

Nei confronti di chi soffre di disturbi psichici il muro del pregiudizio è ancora molto presente: come si abbatte?

"Rifiutando la delega totale ai nostri servizi. La differenza tra occuparsi dei problemi psichiatrici dei pazienti, come spetta ai servizi di salute mentale, e occuparsi di tutti i problemi dei pazienti psichiatrici, come avveniva ai tempi del manicomio, è fondamentale per evitare la discriminazione. Il nostro obiettivo è promuovere lo sviluppo di una comunità competente, che possa assicurare il posto a tutti i suoi membri tenendo conto delle sue difficoltà e peculiarità".

Irene Puccioni