Checcucci, autopsia fino a notte "Caso difficile come quello di Roberta"

Le indagini di carabinieri e Procura proseguono. C’è chi definisce la vicenda complicata il ’giallo Ragusa’

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"L’inchiesta più difficile in provincia dopo il caso Ragusa". Qualcuno, negli ambienti investigativi, si è lasciato andare a questo commento relativamente alle indagini sull’omicidio di Roberto Checcucci, il cinquantatrenne di Fucecchio trovato morto accoltellato domenica mattina poco prima delle 10,30 in un campo a ridosso dell’argine dell’Arno in via de’ Tavi a Castelfranco. Quella di ieri è stata un’altra giornata interlocutoria per le indagini.

L’autopsia sul corpo del cinquantatreenne disoccupato di Fucecchio, martoriato a colpi di punteruolo o cacciavite, o con un coltello, domenica mattina tra le 8 e le 10 mentre camminava sull’argine a Castelfranco, è iniziata nel pomeriggio di ieri e si è protratta fino a notte inoltrata. Con l’esame, che il sostituto procuratore Fabio Pelosi ha affidato al medico legale David Forni, si cercherà di fare chiarezza su alcuni aspetti.

Prima di tutto se l’omicidio è avvenuto nel luogo dove il cadavere di Checcucci è stato ritrovato (come sostengono i carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Pisa che conducono le indagini insieme ai colleghi della stazione di Castelfranco e della compagnia di San Miniato) o altrove e il cadavere è stato trasportato a Castelfranco e scaricato nel campo a ridosso dell’argine dell’Arno. Questa seconda ipotesi farebbe emergere con chiarezza che in giro c’è un veicolo – una macchina, un furgone o altro – macchiato di sangue. Il numero delle coltellate e la profondità sono importanti per capire la ferocia dell’assassino e se potrebbe essere stato un uomo o una donna (che evidentemente hanno forza diversa) e anche se sia stato uno solo o più di uno.

La vita di Roberto Checcucci, intanto, viene scandagliata sotto tutti i punti di vista interrogando vicini, conoscenti e persone che, in qualche modo, possono essere venute a contatto con la vittima. Vittima che, come scritto ampiamente nei giorni scorsi, non aveva una vita sociale, non lavorava e non frequentava praticamente nessuno. "Era un solitario camminatore", come l’ha descritto anche il fratello Gilberto, 61 anni, che a casa continua ad accudire la mamma novantunenne e ad aspettare notizie sulle indagini.

Anche ieri i carabinieri hanno continuato gli interrogatori. Ma, al momento, non ci sono sospettati e tantomeno indagati. Un’indagine che si preannuncia lunga e difficile. Chi ha ucciso Roberto l’ha seguito nel suo cammino da Fucecchio a Castelfranco? L’ha sorpreso uscendo dal canneto dell’argine? Roberto conosceva il suo assassino? Domande che per ora cadono nel vuoto.

Gabriele Nuti