REDAZIONE EMPOLI

"Avevamo l’impianto a norma Non concordo, ma mi adeguo"

Ad impensierire, oltre all’aspetto economico c’è il fatto che, alla fine, gli atleti mollino

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Avevano adeguato la piscina a tutti i protocolli anti-contagio previsti in estate, contenti di poter riprendere l’attività dopo una primavera difficile. "Pensare – commenta amaramente la presidente Valentina Bardi – che avevamo avuto anche un incremento nelle iscrizioni e tante conferme dei ragazzi che c’erano già". Col decreto varato nella giornata di domenica e presentato dal premier Conte durante la conferenza stampa di domenica, anche per le piscine scatta il ‘lockdown’. Impianti chiusi per almeno un mese, cioè fino al 24 novembre, con l’obiettivo e nella speranza che la curva dei contagi cali. Per l’Etruria, società locale di pallanuovo capace di aggregare circa un centinaio di atleti tra settore giovanile e prime squadre, si tratta del secondo stop dopo quello avvenuto a marzo. Una vera e propria mazzata per una società che fa della cura del settore giovanile uno dei suoi fiori all’occhiello.

"Noi eravamo ripartiti tranquillamente, la piscina di Empoli non aveva grossi problemi a livello di protocolli – dice ancora la presidente Bardi – e anche noi come società eravamo in regola con tutte le normative previste. Ci fermiamo nuovamente, non sono d’accordo ma dobbiamo adeguarci. Speriamo che questo funzioni, anche se ho la netta sensazione è che i problemi in cui ci troviamo adesso dal punto di vista del contagio non dipendano né delle piscine e né dalle palestre". I problemi maggiori si registrano all’interno del settore giovanile, specialmente per tutti quei ragazzi che trovano nella pallanuoto una valvola di sfogo.

"Le famiglie sanno che non dipende da noi ma da un Governo che ogni tre giorni fa un decreto. Avevamo fatto delle cose per venire incontro alle persone che portano da noi i ragazzi – dice Bardi – anche con pagamenti rateali per aiutare a sostenere il costo della retta. Ovviamente se ci fermiamo non faremo pagare la quota, ma questo è comunque un disagio sia per noi che per le famiglie. I ragazzi vogliono fare sport e cosi gli viene impedito". Il problema, o meglio il rischio, è infatti rappresentato dalle conseguenze che uno stop improvviso di tutte queste attività può avere sui giovani atleti. "La perdita economica c’è, perché anche noi abbiamo comunque degli obblighi nei confronti della piscina, ma i problemi maggiori non saranno dal punto di vista dei soldi. La paura – dice Bardi – è che i ragazzi non ne possano più e non proseguano. Avevamo una novantina di iscritti, altri che erano venuti a rinforzare la prima squadra. Avevamo ricominciato con presenze nuove e bambini che venivano a provare, ma anche ragazzi più grandi. Le pecche ce le abbiamo tutti ma stavamo lavorando bene, questo stop ci mette in crisi. Dobbiamo fare le affiliazioni con la Uisp e con la Fin, ma non sappiamo nemmeno quando si parte. Non abbiamo avuto un caso di Covid da quando abbiamo ripreso, dispiace che vada avanti il calcio e non noi che ci alleniamo in mezzo al cloro".

Tommaso Carmignani