
La casa dove è stata uccisa Anna Di Vita
Fucecchio, 7 febbraio 2015 - Anna Di Vita, la sarta in pensione di 83 anni originaria di Fucecchio, trovata morta il 10 aprile scorso nella sua casa a Milano, dove si era trasferita da molti anni, è stata uccisa durante una rapina. Un pugno in faccia, un colpo mortale, vuoi per la violenza dell’aggressione, vuoi per lo spavento e la caduta. Il rapinatore le ha rubato i gioielli, il televisore e il cellulare. Poi è fuggito all’estero con i pochi spiccioli, per fare ancora furti. La soluzione del giallo dell’anziana «sola e molto schiva», «che non avrebbe mai fatto entrare in casa nessuno», arriva dopo nove mesi di indagini della squadra mobile milanese e nasconde una storia tragicamente banale.
Il rapinatore diventato assassino è Costantin Ionut Liusnea, romeno, 22 anni. A tradirlo sono stati un’impronta digitale che la Scientifica ha isolato sulla credenza del soggiorno dell’appartamento, il cellulare dell’anziana che dopo qualche giorno dall’omicidio ha registrato traffico su una sim di un gestore romeno. E una conversazione con gli amici su Facebook, in cui raccontava di essere in Grecia. Errori grossolani, in una indagine che non è stata semplice perché quando la donna è stata trovata cadavere, il 10 aprile nel suo appartamento di via Giaggioli, non fu subito chiaro che si trattava di omicidio. Il corpo di Anna De Vita era a terra, vestito, in posizione supina a mezzo metro dal portoncino d’ingresso, ma non aveva segni evidenti di lesioni, a eccezione di una ecchimosi tonda, di un centimetro di diametro, sulla fronte. La casa, invece, era troppo disordinata. Difficile anche ricostruire qualcosa sulla vita della signora Anna, perché lei non frequentava nessuno. Non dava confidenza a estranei.
Nata a Fucecchio, viveva sola da sempre, non aveva marito né figli ed era assistita dal Comune e dalla parrocchia. Una vita semplicissima la sua, fatta di qualche rara uscita per fare la spesa, più spesso se la faceva portare a casa, e qualche pomeriggio trascorso in parrocchia. Pochi contatti, qualche telefonata al cellulare fatta solo a parenti lontani:un fratello ultranovantenne e un nipote, entrambi residenti in Toscana. Tutto qua il suo mondo.
L'assassino in fuga aveva riacceso il cellulare rubato alla sua vittima una volta rientrato in Romania. Da qui sono cominciate le ricerche del romeno che hanno portato a un “compro oro” di Milano, dove lui aveva venduto i gioielli della donna, alla mensa pubblica di via Kramer dove era stato più volte registrato. Fino alla Grecia, dove era in carcere per furto. Proprio ad Atene era andato per «svuotare qualche casa di vacanza lasciata incustodita», come raccontava a un’amica su Facebook. L’anziana rapinata e uccisa a Milano era una storia vecchia. Per lui archiviata.