Anche la perla del turismo sfregiata dai rifiuti conciari

Residui pericolosi sotto l’asfalto della provinciale che tocca Montaione. Dopo il Covid, un’altra batosta che potrebbe tenere lontani i visitatori

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di Bruno Berti

Il caso delle infiltrazioni della malavita organizzata nella gestione dei rifiuti delle concerie della zona del Cuoio, con riflessi anche nella politica, in salsa santacrocese e toscana, tocca anche la nostra area. Tra le pietre dello scandalo, oltre alla costruzione della parte sottostante al manto stradale vero e proprio, in cui c’erano sostanze pericolose per le falde idriche e la salute (a partire da un particolare cromo), della nuova 429, un’opera pubblica già discussa per l’attesa decennale del suo completamento, si inserisce anche la strada provinciale 26, delle Colline, un nome che richiama le bellezze paesaggistiche, nel territorio di Montaione, a Castelfalfi.

Ecco, questa scelta, non possiamo sapere al momento quanto casuale o voluta, ma cambia poco, dà l’idea del sovrano disprezzo verso quella che è stata definita la perla del turismo dell’Empolese Valdelsa da parte di chi ha commissionato lo scempio ambientale compiuto e di chi l’ha materialmente realizzato, la ‘solita’ azienda di movimento terra, il settore industriale in cui di preferenza si inseriscono le organizzazioni della malavita di stampo mafioso. Forse perché su quel settore imprenditoriale è più facile manovrare nel settore dei subappalti, quelli meno sorvegliati (ma un occhio di riguardo degli inquirenti, a questo punto, non guasterebbe). Visto che le aziende di questo tipo sono molto citate nelle cronache e, soprattutto, nei documenti della Commissione antimafia quando si parla dell’economia delle organizzazioni criminali. Infatti, non sempre le varie mafie sono a livello di grandi operazioni economiche, magari di tipo finanziario di alto lignaggio.

Però, con imprese infiltrate dalle mafie il danno ambientale è praticamente assicurato, senza dimenticare la possibilità di lavori compiuti in modo ‘disinvolto’. E aver fatto questo nel territorio di Montaione rientra, quanto meno, nel primo caso. La perla del turismo locale subisce infatti un duro colpo, come se non bastassero quelli inflitti al settore turistico dalla pandemia. E non parliamo di un comune in cui il turismo è una delle tante attività: a Montaione il settore dell’accoglienza, se non è la prima attività economica poco ci manca. Nel comune che ha per sindaco il rieletto, nel 2019, Paolo Pomponi, il primatista di consensi tra i suoi colleghi della zona, dove pure il centrosinistra vanta ancora oggi elevatissimi livelli di voto, il visitatore, spesso estero, è sacro perché è il motore delle attività locali.

A questa realtà, incarnata da un numero altissimo di targhe straniere nei mesi in cui il sole si fa sentire, contribuisce anche Castelfalfi, l’investimento più importante realizzato in Toscana negli ultimi tempi, 250 milioni di euro. Una frazione in cui il primo intervento era stato compiuto da un gruppo imprenditoriale pratese che poi aveva dovuto fare i conti con una crisi. Sui cantieri aveva lavorato a lungo il Consorzio Etruria di Montelupo, una delle stelle decadute in seguito ai colpi di maglio della crisi iniziata nel 2008, innescata dai titoli sub prime del settore immobiliare Usa. Poi, finalmente, in terra montaionese arrivò il gigante del turismo internazionale Tui, tedesco, che ha portato a termine la realizzazione dell’operazione, con un resort di lusso, piscina, campo da golf e residenze per turisti. Nel quadro non possono poi mancare gli agriturismi, che a Montaione sono oltre 80, il numero più alto della zona: infatti Montaione è la terza meta turistica della Città Metropolitana. Se si tiene conto dello sprofondo in cui è precipitato il settore a causa del Covid, il comune valdelsano non aveva certo bisogno di arrivare sulle cronache per problemi ambientali in salsa calabrese, n’dranghetista.