Affari e attività illecite. Dal keu ai campi blu. I volti del malaffare nel rapporto Irpet

La relazione ricostruisce il fenomeno dell’illegalità e criminalità "Sostanze altamente inquinanti, tossiche e nocive mescolate con inerti". Sotto la lente anche la durata delle imprese: casi anomali in più settori.

Affari e attività illecite. Dal keu ai campi blu. I volti del malaffare nel rapporto Irpet

Affari e attività illecite. Dal keu ai campi blu. I volti del malaffare nel rapporto Irpet

Ben 1,2 miliardi di euro. Tanto vale in Toscana, secondo il rapporto pubblicato nei giorni scorsi dall’Irpet, l’economia connessa alle attività illegali. Perchè la Toscana, e anche le nostre zone, sono terra di appetiti ignobili. Il tutto è in linea con le caratteristiche di una regione che, come sottolinea la Direzione Investigativa Antimafia nelle sue relazioni è "una delle aree privilegiate per le attività di riciclaggio e la realizzazione di reati economici finanziari su larga scala". Da queste relazioni emerge, infatti, "che sebbene le mafie non esprimano nella regione uno stabile radicamento territoriale, la Toscana si conferma una delle aree privilegiate per attività di riciclaggio e più in generale per la realizzazione di reati economici finanziari su larga scala", per la multiforme e variegata ricchezza del suo territorio.

Un rapporto, quello Irpet, che analizza a trecento sessanta grada il fenomeno dell’illegalità. Mettendo sotto la lente anche l’eccesso di mortalità – la fine di un’impresa – che dà conto della presenza di imprese per le quali è più difficoltosa l’attività di accertamento fiscale. I casi di mortalità anomala (in eccesso) – si legge – si addensano prevalentemente nei settori dell’abbigliamento e della pelletteria e calzature (Prato, Empoli). Nella relazione, poi, anche uno dei casi che, negli ultimi anni, ha sconvolto la Toscana e riguardato in maniera importante la zona empolese. Lo scandalo Keu, dal nome di un particolare rifiuto costituito dalla cenere derivata dall’incenerimento dei fanghi di risulta della depurazione delle concerie. Questo rifiuto – si legge – veniva conferito dall’impianto di depurazione Aquarno a un impianto di recupero di inerti, gestito da un presunto affiliato alla ‘ndrangheta. In questo impianto il Keu, "pur contenendo sostanze altamente inquinanti, tossiche e nocive, come il cromo e altri metalli pesanti, veniva mescolato con terra o altri inerti e trasferito a cantieri che lo utilizzavano per sottofondi stradali".

I siti trovati inquinati da Keu sono 13 tra cui il sottostrada della Sr 429 a Empoli (con valori che sarebbero anche 26 volte superiori la norma). Ma soltanto un anno prima della conclusione dell’indagine Keu – ricorda il rapporto – nel 2020 si conclude l’indagine "Blue Mais" secondo la quale sarebbero state smaltite illecitamente 24mila tonnellate di rifiuti speciali del distretto conciario spacciandoli per ammendanti – in oltre 150 ettari di terreni a granoturco e girasole, tra Palaia, Castelfiorentino, Montopoli, San Miniato, Montaione, Fucecchio, Castelfranco, Cerreto Guidi. Il processo è in corso in tribunale a Pisa. Una storia che, comunque, parte da lontano quella della criminalità con gli occhi puntati sull’economia legale. Andando molto più indietro nel tempo – di legge – alle dichiarazioni dei pentiti di camorra Nunzio Perrella, Gaetano Vassallo, Carmine Schiavone riferite agli anni ’80 e ‘90 "i fanghi delle concerie di Santa Croce sono citati nei processi riguardanti le discariche della Terra dei Fuochi".

Carlo Baroni