L’inarrestabile tracollo del Monte dei Paschi. Catena di scandali finanziari e indagini

Dal 2012 al 2016 un susseguirsi di colpi di scena. Il bilancio 2011 viene chiuso con la perdita monstre di 4 miliardi e 685 milioni di euro

Alessandro Profumo e Fabrizio Viola prima di un’assemblea di Banca Mps

Alessandro Profumo e Fabrizio Viola prima di un’assemblea di Banca Mps

Siena, 19 novembre 2021 - Dal 2012 al 2016 il Monte dei Paschi è l’epicentro di scosse telluriche finanziarie, giudiziarie e giornalistiche. Una catena ininterrotta di eventi, colpi di scena, inchieste, aumenti di capitale, interventi della Banca d’Italia e della Bce, cambi al vertice. Sono anni che vanno riassunti in pillole. A cominciare dalle parole pronunciate dal presidente Giuseppe Mussari ad aprile 2012 prima di lasciare la presidenza del Monte.

Bankitalia aveva preteso «discontinuità nella governance», il bilancio 2011 si era chiuso con la perdita monstre di 4 miliardi 685 milioni 274.102 euro. «Questo non è il mio lavoro, e non voglio confonderlo con la professione: tornerò a fare l’avvocato, che poi è quello che so fare» disse Mussari. Che però fu confermato alla presidenza dell’Abi, fino alle clamorose dimissioni a inizio 2013 per lo scandalo derivati. «Non era il tuo mestiere, ma era il nostro», fu la risposta sferzante in uno striscione sventolato dai dipendenti del Monte dei Paschi.

Le vite parallele della Banca, bilanci in profondo rosso e immagine scintillante all’esterno, con Mussari nella rosa dei papabili come potenziale ministro dell’economia, presidente dello Ior e confermato all’Abi nonostante non fosse più presidente, non potevano durare. A maggio 2012 il bambino che grida ’il re è nudo’, è Milena Gabanelli con Report.

’Il Monte dei Fiaschi’ è il titolo del reportage di Mondani. Un ritratto devastante per il Monte, l’annuncio dell’inchiesta aperta dalla procura di Siena per l’acquisto di Antonveneta, gli autogol mediatici dei protagonisti nelle interviste. Il 2012 è il primo anno della gestione Profumo-Viola. Il 10 ottobre l’ad Fabrizio Viola racconta di aver scoperto in una cassaforte del ’500 nel vecchio ufficio dell’ex direttore generale Antonio Vigni, il ’mandate agreement’ di Alexandria, il manuale di istruzioni che permette di decrittare quel derivato-rompicapo, partorito per occultare le perdite dopo Antonveneta. Quella scoperta è il sasso che provoca la valanga dei processi a Siena e a Milano. Saranno oggetto della prossima puntata, qui si parla solo del processo di Siena, concluso nel 2014 con la condanna a 3 anni e mezzo per Mussari, Vigni e l’ex capo della finanza Baldassarri. Condanna poi riformata in appello.

La priorità per Profumo e Viola è «continuare a tenere in vita la banca», che ha disperato bisogno di capitale. Si comincia a febbraio 2013 con l’emissione di nuovi strumenti finanziari per 4 miliardi e 100 milioni, 1,9 miliardi per estinguere i Tremonti Bond. Bisogna aggredire anche i costi, ridurre la montagna di crediti deteriorati che a fine 2014 erano di 44,5 miliardi di euro, e chiudere i derivati Alexandria e Santorini, vere bombe a orologeria piazzate nei bilanci. Viola rivendicherà, in sede di processo a Milano, di aver chiuso in anticipo, tra 2013 e 2015, le due operazioni (unwinding è il termine tecnico), con 220 milioni di euro di minor costo per Santorini e 440 milioni per Alexandria. A condizioni più favorevoli, qualche miliardo di euro, rispetto ai tempi di chiusura pretesi dal ’grande accusatore’ Giuseppe Bivona.

Ma sono i due aumenti di capitale i macigni che pesano sulla governance Profumo-Viola. Il primo parte a giugno 2014, dopo il rinvio voluto dalla Fondazione. 5 miliardi di euro, 214 azioni nuove ogni 5 vecchie. Il 4 luglio il Monte comunica che i 5 miliardi di nuove azioni sono stati sottoscritti interamente e che rimborserà 3 miliardi e 455 milioni degli strumenti finanziari con il Governo. Ma i crediti deteriorati crescono, i conti traballano e il bilancio 2014 si chiude con una perdita di 5 miliardi e 340 milioni. Serve un nuovo aumento da 3 miliardi, la Bce lo pretende. A maggio 2015 viene lanciata l’offerta con uno sconto del 38,9% sul prezzo di 1,17 euro per le nuove azioni. Il Tesoro acquista quasi il 10% delle azioni, pagamento di interessi dei Monti bond. Lo Stato rientra nel capitale Mps. Il 6 agosto 2015 Alessandro Profumo si dimette da presidente. Al suo posto Massimo Tononi.  

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