Monica Pieraccini
Economia

Tari 2023, Pisa la più cara d'Italia con una spesa di 545 euro a famiglia

Il rapporto Uil: “Aumento record a Pistoia: +55% negli ultimi cinque anni”. La mappa dei rincari nella regione

Tari sempre più cara in Toscana

Tari sempre più cara in Toscana

Firenze, 3 giugno 2024 - Ancora non sono disponibili i dati del 2024, perché i comuni hanno tempo fino al 30 giugno 2024 per pubblicare le delibere, ma una cosa è certa. A parte qualche isolata eccezione, nel periodo 2018-2023 la Tari in Toscana è aumentata e a rimetterci sono le famiglie toscane, il cui carico fiscale è sempre più pesante. Soprattutto per quelle pisane. Nella città della torre pendente, infatti, lo scorso anno si è pagato mediamente 545 euro di tariffa sui rifiuti, calcolata su una famiglia di quattro persone, che abita in un appartamento da 80 metri quadrati e ha un reddito Isee di 25mila euro. La media nazionale non arriva invece a 331 euro e quella toscana si ferma a 347 euro. I dati emergono dall'ultimo rapporto sull Tari del servizio politiche economiche, fiscali e previdenziali della Uil.

Dopo Pisa, la più cara d'Italia, seguono Brindisi (518 euro di Tari pagata mediamente dalla famiglia tipo di quattro persone, che vive in 80 metri quadrati e ha Isee di 25mila), Genova (508 euro), Latina e Napoli (entrambe 495 euro). Pistoia è al quinto posto, con un aumento di quasi l'11% in un anno, salita da 445 a 492 euro. Ha aumentato il costo della Tari anche Firenze: nel 2022 le famiglie spendevano 291 euro, nel 2023 gli euro sono diventati 334, con un aumento di quasi il 15%.

Dal 2018 ad oggi aumento record a Pistoia: +55%

Se si guarda agli ultimi cinque anni, ovvero al periodo tra il 2018 e il 2023, è Pistoia il capoluogo di provincia ad aver registrato l'aumento più alto: +55%. Seguono Firenze (+40%), e Arezzo (+39,7%), dove una famiglia di quattro persone, con Isee di 25mila euro e che vive in una casa di 80 metri quadrati, spende mediamente 413 euro. A Pisa, la più cara d'Italia, la Tari è aumentata dal 2018 al 2013 di oltre il 24%. Sfiora il +15% Livorno, con una spesa di oltre 396 euro, anche se la Tari dal 2021 in poi non ha subito aumenti, seguita, sul fronte rincari, da Massa, dove nel 2023 si è speso mediamente 417 euro di Tari, il 13,6% in più rispetto al 2018. Aumento di quasi il +13% a Lucca, dove si spendono 326 euro di Tari, in diminuzione del 3,5% rispetto al 2022, +11,5% a Prato, dove le famiglie spendono mediamente 357 euro. Carrara registra un +5,3% ed una spesa media di 401 euro l'anno. E' aumentata dello 0,9% la Tari a Grosseto, dove però non si spende poco: quasi 404 euro a famiglia, mentre 'isola felice' risulta essere Siena, dove non solo la tariffa sui rifiuti è diminuita del 10,5% dal 2018 al 2023, ma dove si spende poco più di 228 euro l'anno.

Fantappié (Uil Toscana): “Rifiuti portati fuori regione, attuare piano per impianti smaltimento e riciclo”

“Sono dati che mettono in luce come, per l’ennesima volta, siano le famiglie a sopportare gli aumenti del carico fiscale, tranne poche eccezioni. Famiglie toscane che - commenta il segretario generale della Uil Toscana, Paolo Fantappiè - negli ultimi mesi sono provate da eventi meteorologici estremi, per cui moltissime famiglie sono ancora in attesa dei risarcimenti, dalle conseguenze della pandemia, da un’inflazione che sta dilaniando i loro risparmi e da una grande presenza di lavoro povero e di scarsa qualità, che va ad incidere notevolmente sulla portata del fenomeno” . “Ci aspettavamo - prosegue - che con la nascita della Multiutility in Toscana, si riuscisse ad invertire la tendenza, stabilizzando le tariffe e addirittura riducendole. Su questo tema come Uil Toscana ci batteremo fino in fondo: la nascita di questa importante società di servizi non deve solo portare ad un miglioramento dell’efficienza del servizio, ma contestualmente deve calmierare anche le tariffe. Chiediamo inoltre la rapida messa a terra del piano regionale relativo alla costruzione degli impianti di riciclo e smaltimento in Toscana, in quanto ad oggi ancora troppi rifiuti vengono inviati fuori regione per il relativo trattamento e smaltimento, con costi ovviamente più alti”.