Pensioni: quota 103 e bonus per chi resta. Cosa cambia

Sono circa 51mila i toscani con 62 anni di età che potrebbero uscire dal lavoro nel 2023

Una sede dell'Inps (Ansa)

Una sede dell'Inps (Ansa)

Firenze, 23 novembre 2022 – Confermata con la manovra di bilancio l'uscita dal lavoro con quota 103, ma con un tetto all'assegno di 2.600 euro al mese fino ai 67 anni di età. E' questa una delle novità in arrivo in tema di pensioni. Alte misure il bonus per chi resta a lavoro e la stretta sulla perequazione che penalizza gli assegni pensionistici superiori a 5.250 euro lordi. Ecco, in dettaglio cosa cambia.

Quota 103 con tetto fino a 67 anni Ci sono oggi circa 51mila sessantaduenni in Toscana che potrebbero essere interessati ad uscire dalla pensione con quota 103. La nuova misura in manovra di bilancio prevede infatti la possibilità di andare in pensione con almeno 62 anni di età e 41 di contributi. Su Quota 103 dovrebbero essere confermate le finestre mobili di tre mesi per i lavoratori privati e sei mesi per i pubblici ma con sette mesi per i pubblici che hanno raggiunto i requisiti a fine dicembre 2022. Chi raggiunge i requisiti nel 2022 esce cioè dal lavoro ad aprile se privato e ad agosto se pubblico. Sarà però introdotto anche un tetto all'assegno, pari a circa 2.600 euro al mese – cioè cinque volte la minima - fino alla maturazione dei requisiti per la vecchiaia, cioè i 67 anni. Ancora da chiarire l'eventuale esistenza del divieto di cumulo con l'attività lavorativa di 5mila euro l'anno.

Bonus in busta paga per chi resta a lavoro La misura, definita dal ministero dell'Economia 'Bonus Maroni', perché studiata dall'allora ministro del Lavoro, prevede un aumento in busta paga di circa il 10% per chi decide di di rinviare l’uscita dal lavoro una volta raggiunti i requisiti per il pensionamento. Nel caso dei lavoratori dipendenti lo stipendio dovrebbe crescere della quota pari a quella dei contributi a suo carico, cioè 9,19%, che non verrebbero più versati.

L'adeguamento delle pensioni al tasso di inflazione La manovra introduce una stretta sulla perequazione, ovvero al recupero dell'inflazione. Sono avvantaggiate le pensioni più basse, che recuperano il 120% per chi percepisce fino all'assegno minimo di 525 euro (con aumento di 45 euro circa). La perequazione è al 100% per le pensioni fino a quattro volte il minimo, cioè fino a 2.100 euro, mentre si scende per quelle superiori. Gli scaglioni dovrebbero essere: dal 90% al 75% per quelle tra quattro e cinque volte il minimo, al 50% per quelle da cinque a dieci  volte il minimo, al 35% per quelle superiori a dieci volte il minimo, pari a circa 5.250 euro.

Confermata Ape sociale per i lavori usuranti e proroga con modifiche per Opzione donna Nella manovra è confermata l'Ape sociale per i lavori usuranti ed è prorogata per il 2023 Opzione donna, con qualche modifica. Si andrà in pensione a 58 anni con due figli o più, a 59 con un figlio e a 60 negli altri casi e dovrebbe essere aggiunto un anno di finestra mobile come previsto per la misura negli anni scorsi.