PAOLO PELLEGRINI
Cronaca

Vendemmia a luci e ombre: "Calo, ma un’ottima qualità". Il cambiamento climatico incide

Vigneti doc, non solo il nuovo problema legato alla diffusione della peronospora. Uno scenario a macchia di leopardo con differenze "estreme" da zona a zona

Vendemmia (Archivio Fabio Dipietro)
Vendemmia (Archivio Fabio Dipietro)

Firenze, 7 ottobre 2023 – Andrea Paoletti allarga le braccia: "Nelle nostre vigne la situazione è normale se non eccellente, la vendemmia è tardiva ma ritorna a schemi classici, l’uva è meravigliosa", dice, e poi aggiunge "forse sarà una speciale protezione divina" con un sorriso timido, quasi a schermirsi. L’ironia è facile: queste di Cortine, con quelle della Pieve di Campoli a Mercatale Val di Pesa, sono le vigne della Curia fiorentina. Però, ironia a parte, sono una fotografia precisa, di più, un paradigma della vendemmia 2023 nel Vigneto Toscana.

Qui come da altre parti sui colli del centro regione e sulla costa la peronospora, il nemico numero uno della vite quest’anno, non si è praticamente vista, mentre altrove ha fatto più danni della grandine, anzi ha fatto danni enormi insieme alla grandine. Chi è riuscito a fare trattamenti e l’ha presa in tempo, a parte le "speciali benedizioni", ha uve a dir poco spettacolari, almeno nelle zone dei grandi rossi, Bolgheri compreso: grappoli carichi e gonfi, bucce belle dure, niente segni di marciumi e muffe, uve che "presentano grande equilibrio – segnala Francesco Colpizzi, presidente di Confagricoltura Toscana – con buona concentrazione ma senza zuccheri altissimi" proprio grazie all’andamento climatico dell’annata "che con una notte di pioggia, il sole e un po’ di tramontana ha regalato qualità straordinaria con una bella maturazione, bei colori, profumi incantevoli", aggiunge Giovanni Manetti, presidente del Consorzio Chianti Classico.

Chi l’ha presa in tempo, certo. E qui cominciano le note dolenti, spiega Colpizzi, "in Toscana c’è oltre il 40% di aziende biologiche, questo è bello ma in tema di lotta a malattie e agenti atmosferici è drammatico, c’è chi ha perso il 100 per cento del raccolto". Insomma, qua il sorriso lì accanto la disperazione. La vendemmia è cominciata un po’ dovunque, anche nelle zone più alte di Lamole e Radda in Chianti, e di sicuro anche a Montalcino, dove il presidente del Consorzio del Brunello Fabrizio Bindocci lamenta "un calo complessivo del 10% a fronte di una qualità comunque ottima pur se non stratosferica, ma gli ultimi 15 millimetri di pioggia hanno lavato l’uva, e il vento di tramontana l’ha asciugata, la vendemmia promette bene".

E’ praticamente alla fine invece a Bolgheri, dove si raccoglie ora il Cabernet Sauvignon, "per noi cruciale – spiega il direttore del Consorzio Riccardo Binda – perché vuol dire il 40% dei nostri blend, comunque qui abbiamo avuto peronospora irrilevante e semmai un po’ di mal dell’esca, ma la vendemmia è davvero bella".

"Si porta a casa poco, e quel poco è leggero", lamenta invece Cesare Cecchi che guida il Consorzio del Vino Toscana, praticamente le sei Igt fuori dalle denominazioni più "classiche": stima un calo complessivo del 20 per cento di prodotto, non si arriverà – dice – ai soliti 2 milioni di ettolitri perché anche la resa del grappolo è in genere bassa, e tra le zone più colpite cita San Gimignano, l’Aretino, Montepulciano, il vasto mondo del Chianti Docg escluso il mondo del Gallo Nero, ma forse non tutto: "Quest’anno non entro nemmeno nelle vigne", ci aveva detto giorni fa Guido Serio, da quarant’anni produttore di vini di qualità a San Fabiano Calcinaia, zona Castellina in Chianti. Chissà se ci ha ripensato.

Toscana a macchia di leopardo insomma, con differenze estreme da zona a zona, da azienda a azienda. E anche se è presto per un bilancio ("il calo è grave ma comunque i conti si fanno a dicembre", nota Letizia Cesani presidente di Coldiretti), c’è chi prova a risalire a cause ormai strutturali. "Tutto quello che si vede – dice Giovanni Manetti – è il chiaro segno del cambiamento climatico. Dopo il 2019, ultimo anno generoso, lo scenario climatico ripropone gelate, piogge, brinate tardive, grandine, la peronospora e altre patologie dalla Sicilia a Bordeaux, tutto aggravato da estati lunghe e secche. Con tutto questo gli agricoltori dovranno fare i conti. Ma la qualità resta ottima".