
Noa, il Nuovo Ospedale Apuano di Massa (Nizza)
Massa Carrara, 25 febbraio 2023 – Ci sono territori dove si muore di più. Dove i tumori colpiscono con un’incidenza maggiore, con dati preoccupanti su leucemie o malformazioni congenite. Sono i Siti di interesse nazionale (Sin): aree classificate come pericolose per l’ambiente e la salute, dove sono necessarie costose operazioni di bonifica per rimuovere enormi masse di contaminanti dalle terre o dalle acque sotterranee. Veleni che sono spesso la triste eredità di vecchie industrie dismesse dove si utilizzavano e producevano sostante tossiche e cancerogene. E’ il caso del Sin che si trova sulla costa, a cavallo fra i comuni di Massa e Carrara, solo in minima parte bonificato. Qui ci sono ancora terreni pieni di contaminanti, una falda invasa da veleni, compreso il cromo esavalente, che ancora devono essere bonificati a oltre 30 anni di distanza dalla chiusura del polo chimico che qui aveva imprese come la Farmoplant, la Rumianca, l’Italiana Coke e la Ferroleghe. E a Massa Carrara ancora si muore più che altrove, nonostante le aziende dei veleni non esistano più. Lo dimostra l’ultimo rapporto Sentieri (Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento), progetto finanziato dal Ministero della salute per la popolazione che risiede nei 46 Sin italiani. Uno è quello di Massa Carrara, che presenta a ogni aggiornamento numeri allarmanti.
I parametri riguardano cinque anni di verifica statistica sui dati consolidati per decessi e ospedalizzazioni. Nel sesto rapporto il periodo di riferimento va dal 2013 al 2017 per la mortalità e dal 2014 al 2018 per le ospedalizzazioni. I casi osservati dimostrano come l’incidenza di malattie tumorali sia ancora alta e confermano "un profilo di salute peggiore rispetto a quello regionale in particolare per la mortalità che si ipotizza in parte ascrivibile a pressioni ambientali esistenti nel sito". Lo studio individua un eccesso di mortalità per tutti i tumori, per le malattie del sistema circolatorio e per quelle dell’apparato digerente.
Lo studio ipotizza anche alcune possibili associazioni ambientali per i decessi dovuti al tumore del colon retto, del fegato, dei dotti biliari intraepatici, per il mesotelioma della pleura, tumori del sistema linfoematopoietico (in particolare eccessi leucemie) e dalle malattie polmonari croniche, anche se non esclude le cattive abitudini, come fumo e alcol. Uno dei dati più preoccupanti è quello sui tumori del tessuto linfoematopoietico, in particolare per leucemie linfoidi, in eccesso anche in età pediatrica fra i maschi. Ma l’allarme per la salute dei cittadini arriva anche da altri due Sin della Toscana, Livorno e Piombino, mentre per Orbetello la situazione sarebbe in miglioramento rispetto al passato.
Per Piombino lo studio evidenzia ancora una mortalità pi ù alta di quella regionale e per le malattie circolatorie si suppone come uno dei fattori scatenanti l’esposizione a inquinamento atmosferico, mentre per l’eccesso di mortalità di tumori al colon retto si fa riferimento alla possibile esposizione all’industria chimica, oltre a un aumento della mortalità per tumore al polmone e mesotelioma della pleura negli uomini. Eccessi di mortalità che aumentano anche a Livorno, soprattutto fra gli uomini rispetto al periodo precedente, con una possibile causa scatenante per l’esposizione alla raffineria.