"Si bubbola o si zizzola", in Toscana tanti modi per dire "che freddo!". Ecco quali

Le forme più diffuse indicate dall’Accademia della Crusca

Firenze innevata (foto Ansa)

Firenze innevata (foto Ansa)

Firenze, 26 novembre 2022 - Chi è toscano sa bene che l’espressione ‘addiaccio’ si usa quando fa freddo. La cosa meno nota è l’origine di questo modo di dire. Addiaccio significa infatti ‘giacere accanto’, ma siccome in vernacolo la parola ghiaccio veniva pronunciato ‘diaccio’, riferendosi alle persone che dormivano all’aperto, o agli alpinisti che si riparavano in ripari di fortuna sulla roccia, è nato il modo di dire ‘dormine all’addiaccio’, ossia dormire all’aperto, al freddo e al gelo. I non toscani sappiano che, a seconda delle zone, c’è un’infinità di modi per indicare il freddo pungente. La Crusca, interrogando il corpus di ALT-web L’Atlante Lessicale Toscano in rete, ha dedicato in proposito una scheda ad hoc sul suo sito. Come spiega Matilde Paoli, della redazione Consulenza linguistica dell’Accademia della Crusca, ci sono numerosissime forme in Toscana per dire “fa freddo”. “La forma più diffusa, dall'Elba all’alta Valtiberina, da Pitigliano all'Amiata, è zìzzola, si dice infatti “si zìzzola dal freddo” oppure fa “un freddo che si zìzzola”. A Lucca, Pisa e dintorni si è soliti dire fa “un freddo che si strizza o che strizza l'ossa”, e si può sentir dire anche “il tempo è a strizzo o freddo strizzo” nel grossetano-massetano, nel pratese, nel pistoiese. Nell’area fiorentina si usa anche “strizzone”. In Val di Sieve, ma anche in alcune zone del livornese e del grossetano, nel senese occidentale e nel pisano centro-meridionale, si dice che “il tempo è a strìggine o strigginoso”. Ma in Toscana ci sono mille modi per indicare il gelo: “Strinore – come spiega Matilde Paoli - è usato in area orientale dalla Valtiberina all’Amiata, mentre si strina dal freddo in Garfagnana e Montagna Pistoiese, nel pisano, Colline Metallifere e Elba e anche in due punti dell’Amiata. In entrambe queste aree troviamo anche stridore”. E non è finita: nella Val di Chiana senese fino all’Amiata settentrionale si usa anche “uzza, uzzetta o uzzolina mentre è bruzza, bruzzina, brunzina o bruggina nell’aretino e ancora nella Val di Chiana”. Altra curiosità: il verbo “leppare” significa “portar via”, e in Casentino si è soliti dire non a caso che fa un “freddo che leppa” per indicare che fa un freddo che porta via. La léppa indica la parola freddo anche nell’area pistoiese, mentre a Badia Prataglia e a Chiusi della Verna, in Casentino si dice “olippa”. “In Garfagnana, dove c’è il sidro, dal freddo si assidrisce – spiega Paoli – e in lucchesia, ma anche nel pistoiese, col termine sinìbbio, che in Versilia diventa zenìbbio, si indica un vento freddo che trascina con sé il nevischio. Il freddo soltanto a Volterra e a Montecatini Val di Cecina si indica con bisànfora o disànfora indicano; Treppio, nella Montagna pistoiese, e a Scarlino, in Maremma si usa tirizzànfola e tirizzàmpola; la sirizzana è in uso in alta Val di Sieve e in Casentino”. E ce n’è ancora, in mille sfumature: la Lunigiana conosce ferdura, fardura, freddura, mentre la ghiacciura è diffusa a Porto Santo Stefano, nell'Argentario, e a Capoliveri, nell'Isola d'Elba. Infine solo a Olmo, nei pressi di Arezzo, e a Pontremoli, in Lunigiana, si usa il termine bruscoriferito. Quanto ai modi di dire: “Il freddo può far tante cose – aggiunge Paoli - stricca, come in una morsa, frizza, il freddo arrabbia, entra nell'ossa, le buca o le strizza. Si bubbola o si zizzola, c'è il freddo che bucchia, pela, sbuccia, spella o monda e il freddo che sghiaina, schianta o fa rimpelluccire. Dal freddo si mòre, si zilla, s'abbaia, si grenna, s’arrocchetta, si rassega, si pipa. E si batton le gazzette, anche a Firenze. C'è anche un freddo bestia, rospo biscia, mostro, boia; un freddo buggerone, bussone, buscherone. Il freddo può esser crudo, marmato,lecchino, pizzichino, salvatico, rio, sodo. C'è naturalmente il freddo da lupi, quello da cani e il freddo cane”. Si può dire che “fa un freddo barbino” e che “fa un freddo becco”. Altra curiosità: “Si suol dire che quando si gela passano i cani senza coda, perché il freddo porta via la coda ai cani. E si dice anche che “si piglia gl’uccelli con le mani” perché quando fa freddo volano tanto bassi che si può acciuffarli con le mani”.

Maurizio Costanzo