Sangermano: "Baby gang in aumento. Educatori di strada? No, della Rete"

Il procuratore dei minori dice basta all’iphone protagonista occulto della vita dei nostri ragazzi "Agire in branco rappresenta poi la diluizione della propria soggettività in un super ego collettivo"

Il procuratore Sangermano

Il procuratore Sangermano

 

Siena, 28 aprile 2022 - «Servono educatori della rete perché quest’ultima oggi è in realtà la strada", osserva Antonio Sangermano che guida la procura dei minori di Firenze. E che ha analizzato negli ultimi anni un caleidoscopio di eccessi commessi da adolescenti e giovanissimi utilizzando il cellulare. E viaggiando nel web. Primo caso eclatante a Siena l’inchiesta sulla ’Chat degli orrori’ nel 2019, più di recente le perquisizioni nei confronti di ragazzini dai 13 ai 17 anni componenti del ’Gruppo Utistici’ i quali scambiavano su whatsapp immagini raccapriccianti e violente. E adesso la banda delle bulle che picchiavano le coetanee e pubblicavano i filmati delle aggressioni. Li mettevano per così dire in piazza, tale è appunto il mondo dei social per i ragazzi. Di qui la necessità, rilevata da Sangermano, di educatori del web, oltre naturalmente alla famiglia e alla scuola.

Procuratore, lei non parla mai delle indagini in corso. Però possiamo dire, facendo un ragionamento generale, che il fenomeno baby gang cresce ?

"Certo. E possiamo aggiungere che la pandemia ha avuto un effetto destabilizzante per i minori, l’idea della forza divampa. L’accanimento sui vulnerabili diventa una sorta di specchio narcisistico: si guardano sui social mentre infieriscono sui più deboli".

Si prevarica sull’altro.

"Fenomeni quali l’omofobia, il body shaming, la pedo-pornografia, la pretesa di escludere chi non risponde ai canoni della gradevolezza estetica, l’esclusione dei poveri: sono tutti figli della subcultura della forza. Occorre invece che i giovani, attraverso una maieutica esistenziale espressa dalla scuola e dalle famiglie, dalla chiesa, recuperino uno sguardo nuovo sulla vita. Tanto più in epoca di guerra: il dolore è diventato un’immagine raccapricciante ma invece che commuovere eccita alla violenza. Ripeto, i ragazzi devono recuperare lo sguardo dolente sulla vita, comprendendo che siamo vulnerabili".

Torniamo agli educatori della rete, invece che di strada.

"Direi, al di là di questo, che sarebbe l’ora di finirla con papà e mamme iphone. Nel senso che i genitori, a volte per pigrizia, altre per stanchezza, lo trasformano in un’appendice esistenziale. Li lasciano soli con i loro cellulari e ciò ha accentuato la virtualizzazione dei rapporti umani. Persino del sesso, assistiamo a giovani che hanno intimità attraverso lo scambio di foto. Esiste insomma un rapporto triangolare: persone e iphone".

Senza entrare nell’inchiesta sulle baby bulle, perché anche le ragazze diventano violente?

"La progressiva obsolescenza della distinzione di genere può produrre sul piano psicologico la mutuazione di paradigmi comportamentali deprecabilmente maschilisti da parte delle donne, le quali ritengono che la forza sia quella normalmente espressa dal cosiddetto maschio. Sia chiaro non è un attacco all’omosessualità. Sono assolutamente fautore del pieno diritto alla libertà sessuale delle persone. E’ un focalizzare questo atteggiamento delle ragazze che tendono ad identificarsi nel modello maschile di forza. Invece va recuperato l’uomo che di fronte alla violenza piange. Quando si soffre per amore ci si commuove, non si picchia".

Gli adolescenti tendono ad agire in branco.

"Il motivo è semplice: una diluizione della propria soggettività in un super ego collettivo che rende fattibile ciò che singolarmente non è neppure immaginabile. Una trasfigurazione dell’ego in un unicum collettivo".