Giovani e violenza, crisi post pandemia: "Più denunce, controllate il cellulare dei figli"

Il procuratore Sangermano conferma l’aumento degli episodi che vedono protagonisti i ragazzi fra 13 e 17 anni come conseguenza della pandemia

Il procuratore Antonio Sangermano

Il procuratore Antonio Sangermano

Siena, 11 otobre 2021 - «I casi di violenza e aggressività fra i giovanissimi sono in aumento. Fenomeno nazionale che riguarda anche la provincia di Siena", conferma Antonio Sangermano, procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Firenze. Che sempre più spesso, nell’ultimo triennio, ha dovuto occuparsi di episodi commessi nella nostra città da ragazzini a volte organizzati anche in baby gang. L’ultimo, su cui indagano i carabinieri avvertiti dagli Istituti ’Sarrocchi’ e ’Marconi’, relativo alle botte davanti alla scuola, la scorsa settimana. Il video ha fatto il giro dei cellulari degli studenti.

Procuratore Sangermano, c’è una crescita generalizzata delle segnalazioni. "Premetto che non parlo mai dei singoli casi. Riferendosi al fenomeno che osservo, ribadisco che c’è stato un aumento delle denunce, soprattutto da parte delle mamme, e degli episodi da interpretare anche come conseguenza della pandemia. E comunque del diffondersi sempre maggiore fra i ragazzi della forza come valore primario dell’esistenza e misura di tutte le cose. Metro sulla base del quale giudicare il mondo". L’opposto della forza è la vulnerabilità. "E infatti ci si accanisce contro chi è portatore di disabilità, vedi il pestaggio avvenuto di recente ad Arezzo. Ma c’è anche un attacco alla povertà, a chi non ha i mezzi per dotarsi delle effigi della moda, un attacco alla marginalità. Ciò crea un pericoloso mix su cui si incide facendo comprendere il disvalore del proprio gesto a chi lo compie attraverso una giusta dose di rigore ed umanità". La forma più frequente di dimostrazione della forza? "L’aggressione fisica, le botte da orbi. Che spesso sono forme di narcisismo. L’altro utilizzato come specchio nel quale il bullo si vede in azione per affermare una sorta di egemonia, tanto è vero che viene contestata l’aggravante dei futili motivi. Poi fioriscono le rapine, magari prendono 5 euro, un pacchetto di sigarette. Non è tanto la dimensione predatoria, quanto la volontà di imporsi sull’altro". E poi il mare magnum del web, diverse le inchieste che hanno interessato la nostra città. "Una prateria dove compiono scorribande coloro che intendono imporsi con la forza. Abbiamo già parlato altre volte con lei di tutto ciò che viene scambiato sulle chat e che si associa alla pedo-pornografia: smembramenti, torture, perversioni zoomorfe, atti di sadismo sessuale, suicidi e omicidi nei teatri di guerra. Non penso che i giovani fra i 13 e i 17 anni siano attratti dalla pedofilia quanto dal senso del proibito, del raccapricciante e dell’orrore. Il fascismo, nel senso a ideologico come esaltazione della forza, è vivo e vegeto". C’è anche l’accesso indiscriminato agli hub pornografici. "Che introiettano un’immagine della sessualità padronale e di dominio che i giovani poi replicano nella realtà. Vedi le violenze di gruppo durante le festicciole dove si parla poi di malinteso sul consenso. La sessualità perde i connotati di umanità e carnalità che la contraddistinguono per diventare virtuale ed essere violenza. Si torna sempre lì". I genitori devono recuperare il ruolo di controllo? "Certo, anche sui social. Un controllo che non è intrusivo: se vuoi conoscere tuo figlio devi guardare il cellulare che possiede. Archivio della sua coscienza, appendice esistenziale del ragazzo". La situazione a Siena? "E’ una città molto elegante, con grande caratterizzazione culturale. Cosa sta succedendo? Che si fa sentire l’effetto della pandemia, ripeto, e al contempo si omologa ad un trend nazionale. In tutta Italia si stanno diffondendo devianze giovanili e baby gang. Il quadro emerso a Siena contrapponeva un gruppo di giovani non italiani ad un altro che si richiamava all’identità senese. Ma sei cittadino italiano a pieno titolo se rispetti le regole di questo Paese, non basta esserci nato". Molti dicono che sono troppo lievi le punizioni: è d’accordo? "La giustizia minorile punta a fare in modo che il ragazzo comprenda l’errore per consentirgli di entrare nella società civile da cittadino attivo. La messa alla prova non è la finestra da cui uscire per evitare il processo penale quanto la porta per entrare nella società fermo restando che sarebbe sbagliato se si considerasse un’implicita autorizzazione a delinquere. Mi spiego: bene fornire un’opportunità a chi sbaglia per capire l’errore commesso affinché non lo ripeta. Tuttavia a fronte di atteggiamenti recidivi è doveroso punire nel primario interesse di chi ha errato. Una sanzione umanizzata, costituzionale. Non possiamo sempre dare il puffetto sulla guancia, altrimenti diventa via libero a ripetere. Nel caso della baby gang di Siena, vista la recidiva, siamo intervenuti ed è tutto finito". Il monito del procuratore Sangermano ai giovanissimi? "Ragazzi, state attenti perché il diritto minorile è buono ma non è fesso. Capisce quando qualcuno lo vuole strumentalizzare solo per uscire dal circuito penale. Non sono per la mollezza: il mio motto è rigore ed umanità".