Rigassificatore di Piombino, sì o no. Snam si mette avanti e accatasta i maxitubi

Il nuovo governo di centrodestra in carica dopo la decisione finale. Torselli, capogruppo FdI in Regione: "Piombino scelta inopportuna"

La Golar Tundra sarà ormeggiata fino al punto di innesto del gas nella rete

La Golar Tundra sarà ormeggiata fino al punto di innesto del gas nella rete

Piombino (Livorno), 28 settembre 2022 - Nella zona industriale di Montegemoli, Snam ha già acquistato un capannone e nel piazzale ci sono cataste di grossi tubi d’acciaio da 46 pollici che saranno utilizzati per la condotta sottomarina e interrata del gas, prevista dalla nave Golar Tundra ormeggiata in porto fino al punto di innesto nella rete nazionale, a Vignarca vicino Riotorto.

I lavori per gli 8 km di condotta non sono iniziati, ma Snam si sta portando avanti per poter partire non appena ci sarà il via libera dalla conferenza dei servizi. L’ultima riunione il 21 ottobre e prima del 27 arriverà il verdetto. L’interrogativo che si stanno ponendo in molti è questo: con il nuovo governo a guida centrodestra cambierà la strategia sul rigassificatore di Piombino? La domanda è arrivata puntuale al sindaco di Piombino Francesco Ferrari, sostenitore del no al rigassificatore ed esponente di Fratelli d’Italia. Come è noto a livello nazionale le altre forze del centrodestra sono a favore del rigassificatore e Giorgia Meloni non l’ha escluso.

Ferrari, commentando il voto del 25 settembre, oltre alla soddisfazione per la vittoria ha spiegato che il no del Comune è un ’no tecnico’ basato sulla documentazione del progetto e non politico. Un no dettato da perplessità "sulla sicurezza dell’impianto e sull’impatto sui traffici in porto e sull’ambiente".

Chiara Tenerini, neoeletta nel collegio di Livorno, pur essendo per il no, spiega: "Se c’è una vera emergenza si potrebbe prevedere una autorizzazione temporanea di un anno per poi spostare la nave". La procedura di autorizzazione dell’impianto terminerà tra meno di un mese, prima che entri in carica il nuovo governo, per cui probabilmente una decisione sul rigassificatore arriverà con ancora in carica il presidente Draghi. A quel punto, il nuovo presidente del consiglio, Giorgia Meloni, si troverà di fronte a un piano già avviato e ben difficilmente interverrà per modificare la scelta.

Questo Ferrari non lo dice, ma in qualche modo lo fa capire il capogruppo in consiglio regionale di Fdi, Francesco Torselli. "La nostra linea resta coerente – spiega Torselli – abbiamo sempre parlato di Piombino come di una scelta inopportuna". Il no di Fratelli d’Italia in realtà è la posizione di partenza, ma potrebbe essere superata a fronte della documentazione che confermi l’inevitabilità della scelta sul sito. "È ovvio che l’emergenza energetica del Paese sia la priorità in questo momento – aggiunge l’esponente di Fdi – ma prima proveremo a fare quelle valutazioni che fino ad oggi nessuno ci ha convinto siano state fatte. Lo stesso governatore Giani non è stato chiaro fino in fondo". Pertanto "quando ci sarà scritto che Piombino rappresenta l’unica chance, allora il rigassificatore si farà lì".

E con i prezzi del gas alle stelle, la questione è diventata la priorità assoluta. Cambiare la collocazione ora richiederebbe, intanto, un nuovo decreto del Governo che annulli tutti gli atti e trovare un’altra soluzione in tempi altrettanto rapidi, cioè per marzo-aprile 2023. Ieri la notizia di guasti ai gasdotti nel Mar Baltico ha fatto salire il prezzo del gas del 7%. I rigassificatori di Piombino e Ravenna sarebbero utili non solo ad assicurare all’Italia 10 miliardi di metri cubi di gas (il 10% del consumo nazionale), ma anche come messaggio ai mercati per far raffreddare i prezzi che sono saliti vertiginosamente proprio sul timore di razionamenti, più che sull’effettivo valore della materia prima per creare energia.