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Precious Fashion, in passerella torna l’oro e La Filiera dell’accessorio moda si prepara

L’oro torna a sfavillare nelle collezioni dei grandi brand di moda, che quindi richiedono una risposta alla filiera

oro

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Arezzo, 13 maggio 2025 – Addio “quite luxury”, bentornato massimalismo. Volumi opulenti, accessori che brillano di metalli preziosi. L’oro torna a sfavillare nelle collezioni dei grandi brand di moda, che quindi richiedono una risposta alla filiera. E la risposta, tra l’impennata delle quotazioni dell’oro e la capacità di evolvere tecnologicamente delle aziende, si inizia a delineare a Oroarezzo. Seconda edizione di “Precious Fashion”, evento che Italian Exhibition Group organizza assieme a AFEMO, l’associazione dei produttori ed esportatori di macchinari per la filiera orafa, e al magazine Leather & Luxury che ha prodotto una nuova ricerca sullo stato di salute delle aziende della filiera dell’accessorio in metallo. Guardare al futuro è un dovere. Ma come? La partita si gioca tra materiali, processi e costo della materia prima. L’80% delle aziende intervistate non ha introdotto nell’ultimo anno nuovi materiali, ma il 20% usa acciaio inossidabile e titanio, ricicla bronzo e ottone. Il 70% non ha ancora diversificato la produzione, mentre il 30% ha tentato nuove strade: il 15% si è spostata sul gioiello moda, il 4% sull’occhialeria, il 2% sul segmento beauty, il 5% sull’interior design, il 3% sulla nautica e un rimanente 1% sulla filiera automotive. Capitolo innovazione tecnologica: l’85% delle imprese intervistate ha investito in macchinari e tecnologie, processi, controllo qualità, stampa 3D e galvanica. Infine, se per l’80% la lavorazione è rimasta invariata, le rimanenti hanno puntato su certificazioni e qualità del prodotto. Una spinta che dovrebbe aumentare la percentuale del 10% di aziende che, a oggi, hanno investito in formazione del personale e nuove qualifiche. Stessa percentuale che ha iniziato a esplorare le potenzialità dell’intelligenza artificiale. Mentre la maggior parte delle aziende che ancora non la utilizza ha la convinzione che sia utile nel controllo qualità. In questo quadro, si sono confrontati a Oroarezzo le voci della filiera dell’accessorio con il vicepresidente di AFEMO Omar Cescut, moderati da Francesca Zaccagnini di Leather & Luxury. Fabio Coradin, Gruppo MTWH; Giulio Bevilacqua, ceo Bedin Galvanica; Emiliano Bindi, consulente di Kolzer, Giovanni Schiavi, ceo Smartvision; Alessandro Pacenti, presidente di Consorzio Physis. Se la tendenza delle passerelle non è un battito di ciglia, il lusso torna a farsi sentire e guardare. Le imprese sono chiamate a dare risposte sistemiche, che superino la spinta a realizzare innumerevoli prototipi e iniziare così a pianificare la produzione, risparmiare sul costo della materia prima, tornare alle ambizioni che expertise che il Made in Italy merita.

DAZI, CONFARTIGIANATO: IL DISORDINE MONDIALE SFIDA LA MANIFATTURA MADE IN ITALY

Dazi e produzione orafa, l’analisi del settore di fronte a questa sfida commerciale globale è stata presentata da Enrico Quintavalle, responsabile dell’Ufficio Studi di Confartigianato, nel talk che ha aperto la terza giornata di Oroarezzo 2025 e promosso dalla Consulta Orafa di Arezzo. "Imprese e made in Italy dell’oreficeria: le sfide del nuovo (dis)ordine mondiale", ha portato sul palco il tema dei dazi sul quale si confrontano le associazioni di categoria nel primo distretto produttivo italiano. Nel 2024 gli Stati Uniti sono il secondo mercato per l’export orafo italiano dietro alla Turchia, dopo essere stato primo mercato tra il 2020 e il 2023. Tra i territori del "quadrilatero d’oro", Arezzo, Vicenza, Valenza e Milano, gli USA sono il primo mercato per l’oreficeria della provincia di Vicenza, e il terzo per quelle di Arezzo, Alessandria e Milano. Il valore delle esportazioni è di 1.479 milioni di euro nel 2024, pari al 9,3% del totale export orafo italiano. Una applicazione di dazi aggraverebbe il calo delle vendite sul mercato USA che nel 2024 ha già registrato una flessione del 9,2% rispetto al 2023. Il mercato USA rimane strategico, ma meno centrale rispetto al passato, ha sottolinato Quintavalle. La dipendenza da politiche tariffarie rende il mercato vulnerabile. Diventa cruciale diversificare i mercati e rafforzare il posizionamento competitivo della produzione italiana della gioielleria, in aree ad elevato potenziale: America Latina, Sud Est Asiatico, Turchia, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Nord Africa e Africa Subsahariana.

FEDERPREZIOSI: TRA GIOIELLERIE E CLIENTI LA FIDUCIA CONTINUA

Tra gioiellerie e clienti, in Italia, la fiducia continua. Lo dice l’Osservatorio Federpreziosi Confcommercio in collaborazione con l’istituto Format Research di Pierluigi Ascani, presentato nella seconda giornata di Oroarezzo di Italian Exhibition Group, che chiude domani ad Arezzo Fiere e Congressi. Stefano Andreis e Vincenzo Aucella, rispettivamente presidente e vicepresidente vicario di Federpreziosi Nazionale, Elena Spanò, presidente Federpreziosi Firenze Arezzo e Simone Haddad, vicepresidente Federpreziosi Roma. Hanno tracciato e commentato le sfumature di questa relazione di fiducia che si alimenta di fattori umani e, oggi, anche tecnologici nell'esperienza di acquisto. «I numeri ci confermano ancora una volta come i clienti ritengano che i punti vendita siano al passo con i tempi, in grado di trasmettere informazioni approfondite, fornire assistenza completa e consulenza. Insomma, del gioielliere ci si fida. La sfida è potenziare il negozio fisico per rispondere alle mutevoli esigenze del mercato», ha detto Andreis. Un cliente su due entra in gioielleria con un’intenzione vaga e si affida all’esperienza del gioielliere per essere guidato, mentre il 17,8% addirittura non ha alcuna idea d’acquisto e trova nel dialogo con il professionista una bussola personalizzata. Il 63% degli acquirenti afferma che la narrazione del gioielliere ha inciso sulla scelta d’acquisto. Il 68% degli acquirenti ha ricevuto spiegazioni chiare su materiali, processi di produzione e design. La competenza tecnica del gioielliere è riconosciuta dal 57% dei clienti; quasi il 40% apprezza la capacità di consigliare in base a stile e occasione. Numeri che, tutti insieme, sfociano una fiducia consolidata verso lo stesso negozio per quasi 6 clienti su 10.

GIOIELLERIA, INTESA SANPAOLO: FATTURATO AL +4,4%, EXPORT AI MASSIMI STORICI

Il 2024 si è chiuso per il settore orafo italiano con una crescita del fatturato del 4,4%, in controtendenza rispetto ai settori del sistema moda che hanno registrato un calo del -9,1%. Le evidenze dei primi mesi del 2025 mostrano una tenuta con una variazione del 2,4% a gennaio e febbraio. È quanto è emerso ad Oroarezzo, durante l’incontro “Tra mercati, sostenibilità, barriere tariffarie e supply-chain: analisi e prospettive per il comparto nel 2025”, organizzato dal Club degli Orafi Italia, in collaborazione con Intesa Sanpaolo. Dopo un roadshow che ha toccato nei mesi scorsi, a tappe, i principali distretti produttivi italiani. L’Export di gioielli in oro segna +49% in valore e +23% in quantità rispetto al 2023, grazie noto al balzo delle vendite verso la Turchia. Al netto della Turchia, la variazione dell’export sarebbe stata pari a +0,9% in valore e -6% in quantità. Un focus particolare a Oroarezzo è stato dedicato al mercato americano: nel 2024 le esportazioni di gioielli in oro verso questo mercato hanno superato il miliardo di euro e l’Italia rappresenta il terzo partner per le importazioni degli Stati Uniti con un 12% dopo India (25%) e Francia (14%).

Rispetto alle attese per il 2025, la nona inchiesta congiunta Club degli Orafi Italia e Intesa Sanpaolo, effettuata tra marzo e aprile, ha messo in evidenza che il 21% dei rispondenti si aspetta una crescita del fatturato, dato di poco inferiore rispetto al 25% che si era espresso in questo senso a dicembre.