Pedopornografia in Toscana, la rete degli insospettabili. Foto e video svelano l'orrore

Anche un ex catechista e un vigile del fuoco in servizio a Firenze e un autista di autobus di Arezzo fra i 31 indagati. Cinque le persone in manette e ora con l’obbligo di firma. Il materiale veniva salvato su un cloud estero

Firenze, 31 gennaio 2023 - Accanto a noi un universo spregevole, abietto. Da un’indagine avviata in Lombardia - 1700 persone scoperte a scaricare dalla rete, accumulare e condividere con altri ’cultori’ del genere tramite chat di Telegram immagini e film pedopornografici - è scaturita la costola toscana dell’inchiesta Dictum (tra i vari significati: sentenza) che una volta di più alza il velo sulla fauna di perversi a caccia di foto e video di bambini su servizio di cloud storage estero: archiviazione nella ’nuvola’, per non far risalire ai procacciatori di nefandezze simili. Ventisette le perquisizioni disposte dal pm Ester Nocera ed eseguite da personale del Centro operativo per la sicurezza cibernetica della Polizia Postale Toscana diretto da Lorenza La Spina; cinque persone arrestate, 26 denunciate in tutta la regione per "detenzione di ingente materiale pedopornografico" (migliaia di immagini e video con bambini coinvolti in atti sessuali con adulti o con altri minori); altri anche per l’"utilizzo di minori per produzione di materiale porno". Dei cinque arrestati uno è già ai domiciliari; agli altri, scarcerati dopo alcuni giorni, è imposto l’obbligo di firma. Oltre 1500 i file scabrosi scoperti dalla Polposta a partire dalla prima perquisizione, effettuata il 6 dicembre, più altro materiale ’misto’ (pedofilo e pornografico). Tra i coinvolti a Firenze un vigile del fuoco, un ex catechista sulla trentina, un disoccupato di 42 anni. Ad Arezzo il conducente di autobus. Due avevano rapporti con figli o parenti tra uno e otto anni di età.

Dodici i denunciati a Firenze e provincia, tre a Prato, Arezzo e Siena, due a Lucca e provincia, a Pisa e a Massa, uno a Livorno, a Grosseto, a Pistoia, più un’altra persona nel Viterbese. Hanno dai 20 ai 60 anni di età. I più scaltri hanno immagazzinato il materiale in cartelle personalissime, usato sistemi per cancellare la cronologia di navigazione sulla rete a caccia di povere vittime di un certo genere umano. Una copertura smascherata però dell’elevato grado di professionalità raggiunto dagli investigatori. E dai mezzi sofisticati che hanno in dotazione.

Le indagini. Un anno di lavoro, poi gli inquirenti hanno tirato su la rete degli insospettabili. Individuati i link di connessione per la navigazione anonima, si è aperto il mondo di perversione. C’è chi tramite la connessione si è ’limitato’ a scaricare le immagini orrende, nauseabonde tenute nei pc, in una pennetta, sul cellulare. Chi per proteggersi meglio si è servito di un cloud storage estero; un ’archiviazione nuvola, un contenitore virtuale ove conservare (con la consapevolezza di commettere un reato odioso) il materiale al riparo dagli occhi per fortuna sempre molto vigili della Polizia postale.