Il debutto di Pavarotti: 29 aprile 1961, l'inizio di una leggenda

Da quel giorno il mondo conosce una delle voci più belle di tutti i tempi

Luciano Pavarotti

Luciano Pavarotti

Firenze, 29 aprile 2022 – Una data storica per il mondo dell’opera: il 29 aprile 1961 Luciano Pavarotti debuttava nel ruolo di Rodolfo ne ‘La Bohème’ di Giacomo Puccini, al Teatro Romolo Valli di Reggio Emilia.

Da quel momento, la sua eccezionale voce dall’incredibile estensione tenorile avrebbe risuonato nei teatri più prestigiosi del mondo, acclamata da pubblico e critica. Su tutti il Metropolitan di New York, dove in 36 anni tenne 379 recite. Un’altra data fondamentale nella sua carriera, è stata quella del 2 giugno 1966, quando a soli 31 anni a Londra sbalordì tutti. Eseguendo magistralmente i nove Do acuti che costellano l’aria ‘Ah, mes amis, quel jour de fete!’ nell’opera ‘Fille du régiment’. Il maestro Pavarotti, mito della lirica entrato nella leggenda, ha conquistato fama extrateatrale anche grazie ai mega concerti che radunarono folle oceaniche, come quelli al Central Park di New York, a Londra, o sotto la Tour Eiffel a Parigi. Di straordinario successo quelli coi ‘Tre tenori’ che tenne insieme a Placido Domingo e José Carreras, e i concerti dei ‘Pavarotti & Friends’ in cui duettò con stelle del pop e del rock per varie campagne umanitarie, e dove a farla da padrona era la mescolanza di ogni genere musicale all’insegna dell’università dello spartito e dell’impegno solidale. Una carriera straordinaria quella del Maestro Pavarotti, orgoglio dell’Italia, sempre segnata da un desiderio ribadito in più occasioni: quello di “portare l’opera alla gente”. Prima di morire, con la sua amatissima voce divenuta ormai flebile, disse: “Penso che una vita per la musica sia una vita spesa bene, ed è a questo che mi sono dedicato”.

Nasce oggi

Henri Poincarè nato il 29 aprile 1854 a Nancy. Matematico francese, conseguì importanti risultati in vari campi, dall’analisi matematica alla meccanica analitica e celeste. Ha detto: “Dubitare di tutto o credere a tutto sono due soluzioni ugualmente comode che ci dispensano, l’una come dall’altra, dal riflettere”.