Italiano da salvare, Firenze risponde in massa

Fiorentini e turisti hanno raccolto l’invito della Zanichelli: salvare tremila parole che rischiano di “morire”

Il dizionario in piazza (foto Giuseppe Cabras/New Press Photo)

Il dizionario in piazza (foto Giuseppe Cabras/New Press Photo)

Firenze, 13 ottobre 2019 – Non poteva che essere diversamente: Firenze, patria di Dante Alighieri e del poema per eccellenza, la Divina Commedia; il luogo dove, secoli dopo, Alessandro Manzoni sentì l’urgenza di ritirarsi per “risciacquare i panni in Arno”, ricevere l’influsso diretto della lingua del Sommo Poeta, allo scopo di perfezionare l’ultima versione del suo grande romanzo, ‘I Promessi Sposi’, in un linguaggio più aderente al fiorentino, considerato la lingua italiana. Non potevano Firenze e i fiorentini non rispondere in massa all’appello lanciato dalla casa editrice dei dizionari per eccellenza, la Zanichelli: salvare cioè gli oltre tremila lemmi che rischiano di scomparire per sempre.

È un’iniziativa nobilissima l’operazione di salvataggio denominata #paroledasalvare, che attraverso il tour partito a fine settembre da Milano, e in attesa fino a novembre di toccare le principali città d’Italia, da Bologna a Bari a Palermo, fa tappa in questi giorni a Firenze, dal 12 al 19 ottobre. La piazza che ospita #AreaZ, la “zona a lessico illimitato” in cui tutti, grandi e piccini, sono invitati a scegliere una parola e a prendersene cura, usandola in modo opportuno, non è stata scelta a caso. Piazza Santa Croce infatti, oltre a essere una delle principali piazze del centro storico, assume in questo caso un valore particolare. Alla sinistra della facciata della Basilica infatti, si erge la statua celebrativa del Sommo Poeta, vestito di una lunga tunica. Ed è qui, sotto lo sguardo vigile di Dante, che di ora in ora sempre più persone, di ogni età, fiorentini, turisti, addirittura intere famiglie, hanno fatto sosta e potuto adottare una parola diventandone ambasciatore.

Ad accoglierli in piazza una grande installazione-vocabolario che ospita, sulla quarta di copertina, un monitor touchscreen che propone a rotazione 5 dei 3126 lemmi da salvare. Ma, di fatto, come si fa a salvare una parola? Due i modi possibili secondo il progetti: uno al passo coi tempi, e dunque ‘social’, l’altro più tradizionale. Una volta scelta la propria parola è infatti possibile postarla, con il suo significato, sui propri canali Facebook e Instagram direttamente dallo schermo del vocabolario, dando l’opportunità ai vari followers di condividere e divulgare l’iniziativa. L’altro modo, pensato per chi ai social e ai like preferisce vie più tradizionali, si affida a delle vere e proprie cartoline da affrancare e spedire, ciascuna contenente una parola da salvare con il suo significato. 

Ma quali sono queste parole da salvare dall’oblio? Sorprende trovare nella lunga lista, lemmi come: ruspante, filibustiere, capzioso, imperturbabile, impavido, odissea, avulso, pandemonio e spilungone. Parole che in molti hanno pronunciato o sentito pronunciare, ma che pure stanno scomparendo, e dunque “morendo”. La ragione? Sono sempre meno presenti nell’uso scritto, orale e nei mezzi di informazione. Ma sono solo la punta dell’iceberg di una lunga lista: sono infatti ben 3.126 le parole che nell’edizione 2020 del vocabolario Zingarelli saranno accompagnate da un fiorellino ♣, simbolo grafico che le contrassegna come ‘Parole da salvare’. Per tutti questi motivi quella di Zanichelli in piazza Santa Croce è un’occasione urbana e culturale che i fiorentini non si sono lasciati sfuggire, partecipando numerosi già dalla prima giornata: e c’è tempo fino al 19 ottobre per aderirvi.  Salvando così, all’ombra di Dante, il presente e il futuro della nostra lingua in cui ogni parola sa di storia, e d’Italia.