Luca Boldrini e Rossella Conte
Cronaca

Omelie troppo lunghe, il richiamo del Papa: “Non oltre 8 minuti”. I preti toscani: chi è d’accordo e chi no

Il parere dei sacerdoti: “Ha ragione, altrimenti le persone si annoiano”. Ma non tutti concordano: “Se ci sono i contenuti non ci sono problemi di tempo”

Udienza generale di Papa Francesco in Vaticano (Ansa)

Udienza generale di Papa Francesco in Vaticano (Ansa)

Firenze, 12 giugno 2024 – “L'omelia deve aiutare a trasferire la Parola di Dio dal Libro alla vita e deve essere breve: una immagine, un pensiero, un sentimento. Un'omelia non deve andare oltre gli otto minuti perché dopo quel tempo si perde l'attenzione e la gente si addormenta, e ha ragione. I preti a volte parlano tanto e non si capisce di che cosa parlano”. Mai banale e sempre incisivo, con queste parole papa Francesco, nell'udienza generale, ha esortato i sacerdoti a una certa brevità nelle omelie. Che invece spesso di minuti ne durano venti e più, trasformando la parte centrale della liturgia in un discorso lungo e difficile da seguire. E tutti coloro che per una ragione o l’altra sono abituati a parlare in pubblico sanno che l’uditorio dopo pochi minuti non ascolta più e comincia a vagare con la mente.

Cosa ne pensano i diretti interessati? Ecco qualche pensiero. 

E' perfettamente d'accordo col Pontefice padre Giuseppe Pagano, il priore della Basilica di Santo Spirito a Firenze. "L'omelia deve aiutare a trasferire la Parola di Dio dal Libro alla vita, proprio come ha detto papa Francesco. E per questo non servono discorsi troppo lunghi”, sottolinea padre Pagano, che riprende: "Se si ha un concetto in mente si riesce a esprimere anche in pochi minuti riuscendo a non disperdere l'attenzione dei fedeli. Le mie omelie? Intorno ai cinque minuti i festivi, poco meno in settimana". Per il priore di Santo Spirito è giusto che si mantenga un equilibrio anche con gli altri momenti che compongono una celebrazione. "Bisogna fare in modo – riprende – di tenere alto l'interesse e fare in modo che chi abbiamo davanti possa rielaborare personalmente la Parola, lo Spirito Santo agisce su ognuno di noi".

"Sono d’accordo con il Papa, è un richiamo opportuno – dice don Simone Giuli, direttore della Caritas diocesana di Lucca e cappellano del carcere – Del resto ne aveva già parlato nella Evangelii Gaudium”. Il riferimento è all’esortazione apostolica del Pontefice in cui papa Francesco aveva scritto “l’omelia non può essere uno spettacolo di intrattenimento, non risponde alla logica delle risorse mediatiche, ma deve dare fervore e significato alla celebrazione” e “Una buona omelia, come mi diceva un vecchio maestro, deve contenere un’idea, un sentimento, un’immagine”. 

"E’ importante osservare una certa brevità – riprende don Giuli – anche per rispetto di chi partecipa alla liturgia, che deve essere armonica: in questo contesto l’omelia, che non è uno show né un palcoscenico per il prete, deve essere un ponte, non diventare un muro a causa della sua eccessiva lunghezza”.

Gli fa eco don Serafino Romeo, parroco dell’Annunciazione a Prato e insegnante in un istituto superiore. “Papa Francesco lo dice fin dall’inizio e non ha tutti i torti, perché il tempo è importante nella comunicazione. Nell’omelia il sacerdote deve brevemente spiegare qualche spunto delle letture, che poi può essere approfondito per conto proprio. Ci sono anche momenti di approfondimento organizzati nelle parrocchie, con più tempo a disposizione. Nell’omelia, insomma, si danno delle luci per comprendere meglio il Vangelo”.

Poi don Romeo tiene ad aggiungere un appunto: “Noi sacerdoti dobbiamo imparare a prepararci, talvolta può capitare di dover improvvisare, ma lo studio e la preparazione sono importanti. Io, da insegnante, sono forse avvantaggiato in questo, ma non si può arrivare all’omelia e dire solo “Gesu ci vuole bene”. Che è anche vero, ma insomma, si deve andare un po’ oltre...”.

Ma non tutti sono d’accordo: don Stefano Papini, parroco a Marina di Grosseto, incaricato regionale per la Pastorale giovanile e insegnante al liceo classico, ha un’esperienza diversa. “Il Santo Padre è squisito, prego per lui tutti i giorni, ma su questo preciso punto mi sento di dare un’opinione controcorrente. Lavoro molto con i giovani e vi dico che a loro bisogna dare più fiducia, non contenuti omogeneizzati. Hanno voglia di contenuti. Spesso, quando suona la campanella della fine dell’ora, si lamentano di dover interrompere il discorso. Del resto se si fanno le maratone la sera per guardare le serie tv, probabilmente si è in grado anche di concentrarsi per seguire più di 8 minuti di omelia”.

Don Stefano spiega che lui raramente va “sotto i dieci minuti alla messa domenicale, fra i dieci e i quindici. Piuttosto mi è stato fatto notare che servirebbe più tempo dopo l’omelia per acquisire quello che si è detto, ma purtroppo molti vanno di fretta e ritengono che la messa non debba durare più di 50 minuti. Ma chi va alla messa di fretta difficilmente può avere titolo per discutere della lunghezza delle omelie...”. Piuttosto, è l’acuta osservazione di don Papini, nelle parole di papa Francesco si cela forse un non detto: “Che spesso – conclude don Papini – nelle omelie non ci sono contenuti e si vede una mancanza di preparazione, in tal caso 8 minuti sono anche troppi. Meglio un sacro silenzio”.