
Firenze, via Spaventa: conferenza pubblica presso il palazzo occupato
Firenze, 25 gennaio 2017 - QUANTO staranno ancora lì dentro i novanta somali “provenienti” dall’ex fabbrica Aiazzone di Sesto Fiorentinio? Probabilmente un bel po’. Lo stabile di via Spaventa è in buone condizioni, almeno dal punto di vista strutturale, e i gesuiti, proprietari dell’ex convitto, per adesso non se la sentono di chiedere lo sgombero con la forza pubblica.
Anche ieri padre Ennio Brovedani, direttore della Fondazione Compagnia di Gesù, ha ribadito che confida in una soluzione che nasca dal dialogo e dal buonsenso. Che per adesso, però, non si vede all’orizzonte. E nessuna soluzione rapida è emersa neppure dal tavolo con i rappresentanti di tutti e 42 comuni della provincia fiorentina, riuniti ieri dal prefetto per chiedere una mappa dell’ospitalità per quel centinaio di immigrati. L’obiettivo, stabilito e concordato sabato scorso, è inviare piccoli gruppi in tutti i comuni, per un periodo massimo di tre mesi. E tutti avevano detto ok. Ma il piano operativo, con quante persone e quali strutture, è tutto da definire. Solo il Comune di Firenze, al momento, sembra in grado di assolvere il suo impegno: Palazzo Vecchio ha confermato di poter accolgiere una ventina di somali. Che però non hanno alcuna intenzione di essere divisi e smistati. La novità è che alcune decine di persone hanno detto di non voler assolutamente restare né a Firenze né in Italia e di aspettare solo i documenti per raggiungere parenti e amici nel Nord Europa.
«Siamo contenti di ciò – ha detto l’assessore al welfare di Palazzo Vecchio, Sara Funaro – e speriamo di poter verificare quanto prima i requisiti di questi immigrati, in modo da prevederne la partenza. Intanto, però c’è da pensare agli altri che resteranno e per i quali confermiamo le condizioni dell’accoglienza: piccoli gruppi e per tre mesi al massimo. Non si pensi che possa essere per sempre». Ma chi è che parla e decide per i somali? L’assessore Funaro, che di fatto è l’interlocutore ufficiale per le istituzioni, comunicherà le prosposte al capo della comunità somala Osman Gaal, anche se a trovare l’immobile di via Spaventa è stato Movimento per la lotta alla casa, che per molti di quegli immigrati continua ad essere il punto di riferimento.