ILARIA ULIVELLI
Cronaca

Sanità. Intramoenia, no dai giovani medici. "Basta, fuori le battaglie di potere"

Attacco alla riforma del governatore della Toscana Enrico Rossi: "Pensiamo solo all’efficienza"

L’urologo Andrea Cocci replica al presidente Rossi sull’intramoenia

Firenze, 20 novembre 2018 - «Le battaglie per il potere restino fuori dalla sanità». I giovani medici rispondono con una letteraccia al governatore toscano Enrico Rossi – senza risparmiare il mondo politico più in generale e anche universitario – che proprio a loro aveva dedicato le sue parole più appassionate a sostegno della riforma dell’attività in libera professione dei medici che nascerebbe per proteggere il sistema sanitario pubblico da un inesorabile declino.

Una riforma che il presidente stesso ha lanciato due settimane fa suscitando un clamore forse anche fuori dalle sue aspettative: incassando un ampio sostegno del Consiglio regionale dei cittadini in sanità ma un bagno di fischi dal mondo politico. Per non parlare dei medici, a un passo dalla rivolta. «Il presidente Rossi chiede che tipo di sanità vogliamo per il futuro, gli rispondo io», dice l’urologo Andrea Cocci, coordinatore toscano del Sigm (il Segretariato italiano dei giovani medici) e membro dell’Ordine dei medici di Firenze. «Noi vogliamo una sanità efficiente che metta paziente e medico al centro e lasci la politica al suo ruolo di coordinamento – spiega Cocci – Chiediamo alla politica di smettere di utilizzare medici e pazienti a proprio servizio ma di favorire le due categorie, comprendendo e recependo i bisogni e le reali necessità, senza frasi fatte e demagogie».

«Signor presidente, noi vogliamo una sanità attraente che rassicuri i malati e spinga giovani e meno giovani italiani e stranieri a scegliere l’Italia per la loro formazione e sede lavorativa – incalza Cocci – Vogliamo una sanità trasparente che permetta di lavorare e guadagnare per i servizi e per la professionalità offerti senza assurdi vincoli. Insomma, vogliamo una sanità programmata in cui i fabbisogni siano analizzati da tecnici veri e non da sindacati politicizzati».

Bingo. L’urologo, che lavora al policlinico fiorentino di Careggi, colpisce la politica e i sindacati. Attacca anche la «formazione medico chirurgica», in particolar modo quella pratica, ritenendola «inadeguata». Fa un lungo elenco delle criticità e dei bisogni (dall’inadeguatezza del numero di professionisti, delle strutture, delle tecnologie...), Cocci, e si dice disposto a una petizione per far sentire la voce esasperata dei medici «chiamati a svolgere il doppio ruolo di vittime e difensori dell’assistenza socio-sanitaria pubblica, fino a quando anche noi non saremo costretti, da una politica miope, a vedere nella sanità privata l’unica via per lavorare in condizioni dignitose per noi e per i pazienti».