
Tito Stagno durante un incontro a Prato (Foto: "Regalami un sorriso")
Prato, 1 febbraio 2022 –Lutto anche in Toscana per la morte di Tito Stagno. Il popolare giornalista e la nostra regione hanno sempre avuto un rapporto speciale e proprio in occasione delle celebrazioni dei cinquant'anni dallo sbarco sulla Luna partecipò a Prato ad un dibattito-spettacolo al Politeama. In quell'occasione soggiornò all'Art Hotel Museo su viale della Repubblica, e rievocò l'attaccamento alla nostra regione perché in Toscana era iniziata la sua carriera:
“Nel ’52 – raccontò seduto su un divano della hall - ero ancora studente in medicina e mi iscrissi a Firenze al corso di dizione e fonetica. Collaboravo con Radio Cagliari e sentivo già la passione per il mestiere, tanto che nel ’53 feci la prima selezione alla Rai a Roma, fui ammesso alla seconda a Milano ed eravamo in 20. Alla fine restammo in 6/7 e con me c’erano Umberto Eco, Furio Colombo e Adriano De Zan”.
Tito Stagno era tornato in Toscana nel 2010, sempre per uno spettacolo divulgativo sulla Luna, e anche in quell'occasione all'Art Hotel incontrò Piero Giacomelli, della onlus “Regalami un Sorriso” che avrebbe curato l'aspetto della musica in accompagnamento al video: “Andai ad incontrarlo all'Art Hotel – ricorda Giacomelli - dove mi consegnò tutta una serie di dischetti con delle foto ed un articolato programma dove mi spiegava in che ordine e con che musica doveva essere proiettata la storia che la sera seguente ci avrebbe raccontato. Su questi fogli scritti a mano c'erano delle frecce verso l'alto e verso il basso che indicavano il livello della musica che dovevo accompagnare al video. Facile con la tecnologia di oggi. Abituato alle trasmissioni Rai per lui era normale, ma per me fu una grossa sfida. Allora dovetti per prima cosa convertire le foto che erano tutte in Pdf, poi trovare la musica che lui voleva, poi preparare il proiettore, lo schermo, le casse, i microfoni e mettere in sincronia il tutto. Alla fine della serata mi abbracciò dandomi un bacio mi fece i complimenti. Per me fu difficile come andare sulla Luna. Ma venne fuori uno spettacolo fantastico”.
Nell'aprile 2019 fu la volta dello spettacolo al Politeama che celebrò il rapporto «Leonardo : Luna = 500 : 50», un progetto del Museo di scienze planetarie voluto per i 500 anni dalla morte di Leonardo Da Vinci e per gli imminenti 50 anni dallo sbarco di cui Tito Stagno fu telecronista nel 1969 con una diretta Rai di ben 25. Alla domanda come racconterebbe oggi l’allunaggio la risposta fu: “Secondo me l’emozione sarebbe la stessa. All’epoca non c’erano riprese in diretta e da Roma non si vedeva niente. Il radiocronista, a differenza del telecronista, è sul posto e vede, noi in studio, dobbiamo essere preparati sull’argomento e fare interventi brevi. La preparazione è fondamentale e io di quella missione sapevo tutto: ero stato a Houston già nel ’66 e in precedenza mi ero occupato del lancio dello Sputnik nel ’57, poi delle missioni di Gagarin e della Tereskova”.
Tito Stagno non è stato solo il giornalista della Luna ma le sue telecronache in Rai hanno spaziato in tutti i settori e ha sempre sottolineato quanto sia importante per un giornalista la formazione culturale: “La telecronaca del funerale del generale Adenauer fu più difficile: mi fu commissionata la sera e passai la notte e studiare”. Tanti incontri hanno costellato la sua carriera: Jonh Kennedy, due Papi come Giovanni XIII e Paolo VI, i viaggi al seguito di Saragat e Moro e Tito Stagno ha conservato per ognuno di essi un ricordo, un frammento, un'emozione. Uno dei più significativi è quello con il “Papa buono”: “Papa Giovanni XXIII – disse - mi suggerì di chiamare mia figlia Brigida e la seconda Caterina mentre Paolo VI inviò un messaggio ai cosmonauti e fece il cenno della benedizione e io dissi ‘la prendo anche io perchè credo alle benedizioni”.
Nel novembre 1966 per l'alluvione di Firenze Tito Stagno era a Redipuglia e lavorò sotto la pioggia pensando alla sua Firenze ferita, la città dove voleva studiare sino a quando la passione del giornalismo lo aveva catturato senza più lasciarlo: “Non ho nessun rimpianto – concluse quell'intervista - se avessi fatto il medico l’avrei fatto come il giornalista: con lo stesso impegno. Ho scelto un mestiere più divertente, che mette ansia ma che offre molte soddisfazioni”.