Una morte con troppi interrogativi. Tutti i dubbi sul caso David Rossi

Siena, i retroscena dell’inchiesta. Giovedì audizione della mental coach, il 21 simulazione virtuale della caduta

David Rossi, morto il 6 marzo 2013

David Rossi, morto il 6 marzo 2013

Siena, 13 dicembre 2021 - In attesa della simulazione degli esperti del Ris, che arriveranno a Siena il 21 dicembre, si installeranno nell’ufficio che fu di David Rossi, ricreeranno virtualmente le condizioni di quel 6 marzo 2013 e proveranno una ’caduta di gravi’ cercando compatibilità con le ipotesi del suicidio, del tentativo di fuga o di qualcuno che ha buttato giù dalla finestra il manager della comunicazione di Banca Mps, la commissione d’inchiesta non resterà a guardare. Giovedì 16 è in calendario l’audizione di Carla Ciani, la mental coach del Monte dei Paschi, arruolata dall’ad Viola per motivare i dipendenti. 

Carla Ciani ha già raccontato la sua versione dei fatti diverse volte. La prima sette giorni dopo la morte di David Rossi, interrogata dai pm di Siena. La mental coach aveva incontrato Rossi la mattina del 6 marzo ed ebbe con lui un colloquio di un paio d’ore. Ai pm la Ciani riferì che David Rossi "era molto agitato, mi ha manifestato una situazione di ansia derivante dalla perquisizione da lui subita (qualche giorno prima nell’ambito dell’inchiesta sull’affare Antonveneta ndr ), continuava a chiedersi se c’era qualcosa che avrebbe potuto comprometterlo. Si sentiva quasi il senso di disgrazia imminente: usava espressioni quali ‘ho paura che mi possano arrestare’, ‘ho paura di perdere il lavoro’". Le conclusioni della mental coach : "Continuava a dire di aver fatto delle cavolate, ma l’unica cavolata che mi raccontò come tale è stata questa mail scritta all’ad Viola". Era quella in cui David Rossi chiedeva aiuto: "Stasera mi suicido sul serio. Aiutatemi!!". 

Ma prima della prossima audizione, bisognerà fare i conti con le conseguenze della ’deposizione Aglieco’, quegli ultimi 30 minuti del colonnello dei carabinieri che hanno aperto una nuova crepa nelle inchieste senesi sulla morte di Rossi, archiviate per suicidio. Giovedì il presidente Zanettin deciderà anche quale materiale inviare al Csm e alla procura di Genova. 

Le crepe più importanti ruotano sulle parole e sulla presenza di Aglieco nella stanza. Conclamata solo nell’audizione. "Il pm Nastasi si è seduto sulla poltrona di Rossi e ha acceso il computer... ha rovesciato sulla scrivania il cestino con i fazzolettini sporchi di sangue e i bigliettini strappati... ha risposto al telefono di Rossi alla chiamata dell’onorevole Santanché... uno dei pm ha chiuso la finestra dell’ufficio...". 

Sono i punti più spinosi delle inchieste sulla morte. E la superficialità dei comportamenti dei pm è aggravata dal fatto che Antonino Nastasi e Aldo Natalini erano i titolari anche dell’inchiesta sull’affare Antonveneta e sulla grave crisi del Monte. Pochi giorni prima avevano perquisito la casa e l’ufficio di David Rossi, gli avevano sequestrato computer e documenti, lo tenevano sotto controllo, presumibilmente anche con telecamere. Perché avrebbero inquinato in quel modo la scena della morte? Anche se erano certi del suicidio, avrebbero potuto trovare altri elementi per le loro inchieste. 

Anche sui bigliettini sono emersi tanti dubbi in Commissione, riassunti nell’audizione della dottoressa Federica Romano della Scientifica. Sono quelli in cui David avrebbe scritto alla moglie Antonella, chiamata ’Toni’, "mi dispiace, ma l’ultima cazzata che ho fatto è troppo grossa". Li avrebbe consegnati uno dei pm che li teneva in un libro sotto il braccio, dopo averli trovati ore prima in quel cestino rovistato. Poi c’è il nuovo video e altre 60 foto, acquisite da pochi giorni dalla commissione. E sono solo i titoli delle crepe.