MAURIZIO COSTANZO
Cronaca

Trent’anni senza Massimo Troisi, il napoletano che smascherò Pulcinella

“Oggi ci vorrebbero 10.000 Massimo Troisi per avere un po' di speranza nel futuro”, disse il suo amico Lello Arena

Massimo Troisi (Foto Ansa)

Firenze, 4 giugno 2024 – Chissà cosa avrebbe detto Massimo Troisi di questi nostri tempi, delle guerre, dei social, dei cambiamenti climatici, dei politici. Di certo il suo punto di vista sarebbe stato originalissimo e geniale. Non sapremo mai quali altri film avrebbe realizzato, con quante e quali altre gag ci avrebbe strappato un sorriso portandoci a riflettere. Di certo, ci lascia delle pellicole che sono entrate nella storia del cinema. E delle massime immortali, che valgono oggi come ieri. Eccone alcune: “La poesia non è di chi la scrive, è di chi gli serve!”; “Io sono responsabile di quello che dico, non di quello che capisci”; "Io non è che sia contrario al matrimonio, però mi pare che un uomo e una donna siano le persone meno adatte a sposarsi"; “A Napoli c'è gente che con l'acquedotto invece di bere ci mangia”. E ancora: “Diamo sempre la colpa alla fame. Lamenti, vigliaccherie, delitti... di chi è la colpa? Della fame. Sarebbe vero se chi non c'ha fame si comportasse bene, ma non mi sembra.” E quando gli chiesero ragione del fatto che Totò, in vita, non fu certo esaltato da tutta la critica, lui rispose: “Non è sicuro che ogni attore dopo la morte viene ricordato: ma è più che sicuro che un critico, dopo morto, viene dimenticato”. Una livida notte del 4 giugno 1994 il suo cuore malato smise di battere. Da poche ore aveva concluso le riprese del suo ultimo film (il "Postino"), era a casa della sorella Annamaria al Lido di Ostia, quando venne stroncato all'età di 41 anni da un attacco cardiaco conseguente all'ennesimo episodio di febbre reumatica. Il paradosso è che quella notte non ha fissato soltanto la data di una tragedia umana, ma lo ha reso immortale nella sua eterna giovinezza. Non possiamo pensare oggi a Massimo come a un quieto settantenne, perché la sua arte, la sua mimica, la sua umanità restano cristallizzate in uno slancio vitale che è solo dei bambini e dei poeti. Un destino, il suo, segnato fin dall'infanzia: ultimo di sei figli. Era legatissimo al padre ferroviere, al centro di una famiglia accatastata nella casa di Via Cavalli di Bronzo in cui vivevano anche due nonni, due zii coi loro cinque nipoti. Si ammalò al cuore fin da ragazzino, ma non amava parlarne e dei suoi problemi cardiaci, ne erano al corrente solo in pochi. In teatro debuttò a 15 anni nel palco parrocchiale con Lello Arena e altri amici per rimpiazzare un attore che non si era presentato. Studiava da geometra, ma la passione per la poesia e la recitazione lo contagiò come un fulmine. Due anni dopo vestiva già la maschera di Pulcinella in una farsa di Antonio Petito a cui aveva impresso un svolta rivoluzionaria, sul filo della trasformazione della scena partenopea. "Già scrivevo poesie - avrebbe raccontato -, ma solo per me, poi ho cominciato a buttare giù canovacci e tra parentesi mettevo 'lazzi', quando si poteva lasciare andare la fantasia. A me divertiva proprio uscire coi 'lazzi', improvvisare, per poi tornare al copione. Era il momento del teatro alternativo d'avanguardia e tutti volevano usare Pulcinella. Rivalutarlo. C'era Pulcinella-operaio, e cose del genere. A me questa figura pareva proprio stanca. Pensavo che bisognasse essere napoletano, ma senza maschera, mantenere la forza di Pulcinella: l'imbarazzo, la timidezza, il non sapere mai da che porta entrare e le sue frasi candide". Fu subito assunto nell'empireo partenopeo a fianco di Eduardo e Totò. La scelta di interpretare "Il postino" (che aveva intensamente voluto dal romanzo del cileno Antonio Skarmeta), fu un gigantesco atto d'amore per l'arte, il pubblico e per quel personaggio. Troisi sapeva di stare ormai molto male e che doveva sottoporsi a un nuovo intervento al cuore. Rimandò quell'appuntamento oltre ogni limite per finire il film "con il suo cuore". Fu la fatica a stroncarlo, ma in questo modo trasportava se stesso in un'altra dimensione: la stessa che oggi ci permette di ricordarlo come un artista geniale per sempre presente nell'immaginario popolare. Trent’anni senza un genio caricano il suo ricordo di nostalgia. Il suo amico Lello Arena disse di lui: “Oggi ci vorrebbero 10.000 Massimo Troisi per avere un po' di speranza nel futuro”.

Nasce oggi

Pif (pseudonimo di Pierfrancesco Diliberto) nato il 4 giugno del 1972 a Palermo. Oggi l’attore e regista siciliano compie 52 anni. Ha detto: “Quando sono diventato padre ho capito due cose: la prima che avrei dovuto difendere mio figlio dalla malvagità del mondo; la seconda che avrei dovuto insegnargli a distinguerla.”