
Mascherine
Firenze, 14 giugno 2020 - Ma come sono state selezionate le aziende durante la tremenda fase emergenziale del Covid-19 per mettere a disposizione della Toscana i Dpi, i dispositivi di protezione individuale, mascherine, camici, guanti, visiere? E perché altre che si sono fatte avanti con Estar, l'ente di supporto amministrativo e centrali acquisti per la sanità della Regione Toscana, non sono state prese in considerazione?
Domande legittime, non solo dal polemica politica del copione opposizione contro maggioranza, centrodestra contro giunta del governatore Rossi, dopo la notizia dell'inchiesta giudiziaria pratese che ha portato all'arresto di 14 persone per la presunta maxi frode a Estar e alla Protezione civile.
LA TESTIMONIANZA
Claudio Masini è un imprenditore lucchese, produce con il suo stabilimento artigianale made in Italy nel settore calzaturiero, La sua ditta si chiama Victor ed è tradizione di famiglia.
Nel periodo di lockdown, quando la Regione Toscana lanciava appelli per riconvertire aziende alla produzione di mascherine e camici, lui ha pensato di poter dare un contributo alla causa collettiva e di poter far lavorare i propri dipendenti realizzando Dpi.
"Potevo come minimo fare 1.200 mascherine al giorno, simil chirurgiche, tre strati modello Toscana 1, avevo fatto testare il mio prodotto a un laboratorio pratese ed ero pronto a farlo testare anche dall'Università di Firenze come richiesto dalla Regione - spiega Masini - ho presentato la mai offerta a Estar; tot mascherine al giorno al prezzo iniziale di di 0,80 l'una, ma poi ci potevamo aggiustare sia per quantità che per importo. Il 17 aprile ho mandato la proposta-offerta a Estar. Ho atteso invano una risposta che non è mai arrivata. Perché?".
Già, perché? "Potevo dare una mano alla collettività - continua Masini - e far lavorare la mia ditta invece che mettere in cassa integrazione i miei tre dipendenti più altri dell'indotto. L'azienda è stata chiusa, lo Stato deve pagare la cig, io non ho dato mano alla Regione. Una sconfitta per tutti. Sono rimasto deluso. E' questa l'efficienza regionale? Nessuno mi ha detto niente, se potevo fare altro, se dovevo cambiare prezzo e tipologia. Sarei stato disponibile a modificare il modificabile".
IL DISTRETTO INGLOBATO
A fronte di una ditta esclusa o meglio nemmeno presa in considerazione (e ce ne sono altre nelle stesse condizioni) Estar ha invece inglobato per la produzione delle mascherine modello Toscana 1 alcune aziende. Come sono state contattate? Si sono fatte avanti loro? E perché alcune sono state considerate e altre no? Quali sono stati i criteri di selezione? Anche in fase emergenziale e di "somma urgenza" come hanno ripetuto da Estar qualche modalità di 'ingaggio' sarà stata seguita.
Dal 4 maggio, ha spiegato la Regione Toscana, Estar garantisce un rifornimento quotidiano di 1,8 milioni di mascherine. In tutto alla fine di maggio sono state quasi settanta milioni le mascherine consegnate gratuitamente dalla Regione, un dato unico a livello nazionale. “La Toscana – ha sottolineato il governatore Rossi – ha raggiunto questo obiettivo grazie all’immediata attivazione delle sue strutture ma soprattutto grazie alla pronta risposta che è arrivata dal suo tessuto industriale che già da metà febbraio ha iniziato la produzione di mascherine di tipo chirurgico in tessuto non tessuto”.
Regali alla Regione sono arrivati da grandi nomi del settore moda come Valentino (70mila pezzi), Fendi (135mila pezzi), Ferragamo (100mila pezzi) mentre da Prada sono arrivate 110mila mascherine al prezzo singolo di 0,5 euro. Tra i maggiori fornitori della Regione Toscana c’è appunto il Gruppo Y.L., azienda di abbigliamento pratese, con sede legale a Firenze, di proprietà cinese. sotto inchiesta. Sono state vendute alla Regione un milione e ottomila mascherine al prezzo cadauna di 0,45 euro. E c’è anche la Paimex di Cerreto Guidi che produce sacchetti e buste di alta qualità: ha venduto a Estar 1 milione e 943mila mascherine a 0,48 euro mentre la Roial di Agliana ha messo a disposizione un milione e 725mila di mascherine a 0,14 euro l’una. Commessa di rilievo anche per il Sacchettificio Toscano di Stabbia per 1 milione e 669mila mascherine a 0,49 l’una mentre Vignolplast di Lastra a Signa ha offerto 713mila mascherine a 0,42 euro.
Curiosamente è l'area tra Firenze ed Empoli la più coinvolta nella produzione di Dpi e nella riconversione. Maggiore sensibilità imprenditoriale rispetto ad altre zone della Toscana? Maggior fiuto aziendale? O altro ancora?
Ma come sono state, formalmente, reclutate le aziende? La spiegazione del direttore generale Monica Piovi al consigliere regionale di FdI Paolo Marcheschi che aveva richiesto un accesso agli atti: “Sono stati attivati in via emergenziale i primi fornitori che hanno manifestato interesse a Estar e che garantivano processi produttivi consoni nonché la disponibilità di materie prime (tessuto non tessuto); successivamente una seconda attivazione è arrivata dal settore moda a cui la Regione Toscana aveva chiesto ausilio“.
LE DENUNCE
Marcheschi ha presentato un esposto alla Corte dei Conti, Marco Stella, vicepresidente del Consiglio regionale toscano, esponente di Forza Italia, chiede che Rossi "venga in aula a riferire sul caso con risposte chiare ed esaustive", anche la Lega e il Movimento 5Stele all'attacco. "Chi gestisce i soldi dei cittadini deve farlo nella maniera più oculata possibile, ma durante questa emergenza, in Toscana, non è stato così. Prima il caso dei 200 ventilatori strapagati 7 milioni di euro e mai ritirati, ora le mascherine irregolari c