Mai vista una siccità così. "Anche la Toscana soffre, servirà un nuovo bacino. Dissalatori? Sì senza tabù"

Monni (assessore regionale all’Ambiente): la situazione si sta facendo preoccupante. "Pozzi e invasi sono fondamentali, ma per realizzarli va alleggerita la nostra burocrazia"

L’inaugurazione dell’impianto di ricarica della falda, a Forni nel Comune di Suvereto, a fianco del fiume Cornia

L’inaugurazione dell’impianto di ricarica della falda, a Forni nel Comune di Suvereto, a fianco del fiume Cornia

Firenze, 22 marzo 2023 - La Toscana ha sete. E dopo un inverno siccitoso, guarda con preoccupazione all’avvicinarsi dell’estate. E anche ai prossimi anni. D’altronde quello della carenza di acqua è un problema in crescita, esteso a buona parte del Paese e del pianeta. Servono quindi soluzioni innovative e soprattutto un passo diverso negli iter burocratici. A fare il punto è l’assessora regionale all’Ambiente, Monia Monni.

Prima di tutto qual è al momento la situazione in Toscana?

"Estremamente preoccupante. Proprio oggi (ieri ndr) siamo stati in Val di Cornia, una delle zone più siccitose della regione, per inaugurare un’ulteriore vasca per la ricarica di falda a Suvereto. Ma siamo di fronte a un fenomeno mondiale, che nel 2022 ha causato 43.000 morti in Somalia e che, nel Nord Italia, vede i fiumi arrivati ai livelli di luglio scorso, che già era il più siccitoso degli ultimi anni".

Quali sono le conseguenze?

"A livello idropotabile, ovvero la distribuzione di acqua potabile, la situazione è meno preoccupante, perché in passato sono stati realizzati progetti importantissimi, come il lago di Bilancino e la diga di Montedoglio. Ma di laghi ne va costruito almeno un altro, a San Piero in Campo in Val d’Orcia".

Si tratta di un progetto avviato fin dagli anni ’70. E’ la volta buona?

"Vanno verificate le condizioni. Proprio nei giorni scorsi il Ministero delle Infrastrutture ha assegnato un milione di euro all’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino settentrionale per lo studio di fattibilità dell’opera, destinata a diventare il terzo grande bacino della Toscana, con un volume di circa 17 milioni di metri cubi di acqua. Dovrebbe avere scopi multipli: idropotabile, irriguo e per mantenere un flusso minimo nell’Orcia. I fondi permetteranno al Consorzio 6 Toscana Sud di procedere con lo studio, ma ovviamente tutto questo richiederà del tempo".

E nel frattempo?

"Dobbiamo andare avanti con altri interventi. Lo scorso anno abbiamo usato 4 milioni di euro di finanziamenti arrivati dalla protezione civile per l’emergenza idrica, realizzando nuovi pozzi, interconnessioni dell’acquedotto e riempimenti emergenziali delle cisterne. Non dobbiamo poi dimenticare il fronte agricolo, che sta subendo pesantemente i cambiamenti climatici e sul quale lavoriamo in sinergia con la collega Stefania Saccardi, che ha le deleghe all’agricoltura. In questo ambito c’è il Piano dei Consorzi di bonifica finanziato dalla Regione con il fondo rotativo che prevede la progettazione di 11 piccoli invasi e reti di distribuzione in varie zone della Toscana".

Quali sono i problemi maggiori in agricoltura?

"Molti. Proprio in Val di Cornia, prima delle piogge di questi giorni, gli agricoltori sono stati costretti, per la prima volta, ad innaffiare il grano. Anche per la vite e l’olivo, che storicamente non hanno mai avuto bisogno di acqua, si ricorre ormai all’irrigazione di soccorso. Dobbiamo realizzare nuovi invasi, ma anche permettere agli agricoltori di costruire i propri".

Gli agricoltori però lamentano iter lunghi e costi altissimi…

"Si tratta appunto di alleggerire la buro crazia e facilitare la realizzazione dei laghetti. In più stiamo lavorando per affidare ai Consorzi di Bonifica nuovi compiti nella gestione di bacini con più funzioni: agricola, idropotabile e antincendio".

Si sta tornando a parlare anche di dissalatori. In Toscana rappresentano una strada percorribile?

"Non possiamo permetterci tabù. Non a caso, nonostante le polemiche, stiamo sostenendo il progetto del dissalatore dell’Elba curato da Ait e Asa. Il livello del mare sta aumentando, mentre la pioggia è sempre meno: recuperare acqua dal mare è un’ipotesi da valutare".