"Politica, previeni:con le mafie non si convive"

Salvatore Calleri (Fondazione Caponnetto): "5 anni fa parlai di sversamenti proibiti. Avessero fatto qualcosa, non saremmo arrivati a questo"

Salvatore Calleri

Salvatore Calleri

FIRENZE, 23 Aprile 2021 -  Salvatore Calleri, presidente della Fondazione Antonino Caponnetto: dal 2003 studia il fenomeno-mafie. E’ d’obbligo chiederle cosa pensa dell’Operazione ‘Keu’ che ha smantellato il sistema criminale per la gestione illecita dei rifiuti delle concerie

"Mi viene in mente una immagine: l’inaugurazione della variante ‘sr 429’, per più di 100 milioni, a metà dicembre. Ci sono tutte le maggiori istituzioni. Festeggiano. Eppure sotto hanno i rifiuti tossici. Quest’immagine mi distrugge. C’è una felicità che stride di fronte al dramma dei rifiuti sversati. Mai avrei pensato che la Toscana potesse arrivare a non accorgersi – nella migliore delle ipotesi – che ci hanno sversato i veleni sotto i piedi. O peggio, che qualcuno sapeva bene e non ha detto nulla. Uno scenario da Terra dei Fuochi. No, questa non è la mia Toscana".

E’ il sonno della ragione che genera mostri?

"Siamo di fronte a una crisi della classe dirigente in Toscana che è poi una crisi europea. Nel momento in cui le mafie non sono il tema del giorno, ce ne dimentichiamo o si fa volentieri a meno di pensarci. Non saranno mafiosi; bisogna pensare ai posti di lavoro; non complichiamoci la vita; saranno le solite esagerazioni di certi. Nella testa di certa classe dirigente questi sono problemi e c’è una certa superficialità nell’approccio".

Ma è difficile prevedere.

"Nell’ottobre 2016, cinque anni fa, fui invitato da Slow Food a Palaia, le zone son quelle, a partecipare a un dibattito. Parlai esattamente di sversamenti pericolosi, illegali e infiltrazioni mafiose, a rischio distruzione del territorio. Avessero attuato almeno un po’ di misure precauzionali, non saremmo arrivati a questo punto".

Quali misure?

"La prima: allo smaltimento dei rifiuti speciali lavorano persone per bene. Ma bisogna dare per certo che si può avere a che fare con società mafiose,specie quando si parla ri rifiuti pericolosi. Seconda: arrivano personaggi da fuori? Di chi si tratta? Che cosa fanno? Dove prendono i soldi? Di chi si circondano? Terzo: occorre fare più due diligence (la verifica dei dati del bilancio di una società, ndc) e business intelligence: ricerche sulle società di gestione di rifiuti speciali; controlli su chi è nelle associazioni di categoria e chi nelle società conciarie. Prevenzione a tappeto. Oggi è tardi, il territorio avrà la nomea di mafia. Approfitto però per dire che noi come Fondazione siamo disponibili a dare un aiuto".

Forze di polizia e procura hanno lavorato bene e con tempestività

"Non c’è dubbio. Però arrivano un attimo dopo. Prevenire bisogna. E’ questo è il compito della classe dirigente e della società civile. Con la mafia non si convive. Ripeto a scanso di equivoci: la Fondazione si mette a disposizione delle Istituzioni anche perché è essa stessa Istituzione".

C’è il problema costi di smaltimento o conferimento rifiuti.

"Le organizzazioni criminali interrano rifiuti tossici, fatti passare come materiale utile per fare le strade. E adesso la ’ndrangheta non ha da sostenere costi di trasporto. Il guadagno c’è sempre e comunque. Si arriva così alle richieste da parte dei cittadini di controllo dei pozzi per vedere se siano stati inquinati. Tutto ciò fa tristezza".

Si parla di ’ndrangheta che ha soppiantato la camorra nel business della spazzatura

"Ma le mafie sanno lavorare in sinergia, ognuna con le sue ‘peculiarità’. Lavorare in modo sinergico. I campani per esempio sono particolarmente organizzati nella logistica. I diversi assetti dipendono molto da indagini e arresti: ora è la Camorra ad essere in difficoltà, ma calabresi e siciliani l’affiancano. Ma tutto può cambiare di nuovo".