Cascina (Pisa), 8 agosto 2024 – Con Filippo Macchi può capitare di tutto. Perfino che il fiorettista pisano – doppio argento individuale e a squadre a Parigi – si sieda sullo scranno del sindaco di Cascina e ne nasca un’intervista condivisa laddove il cronista fa le domande al microfono dalla postazione dell’opposizione accompagnato dall’intera aula del consiglio comunale piena zeppa di rappresentanti politici, cittadini, amici, parenti e bambini pronti a intervenire e dialogare a loro volta. Macchi, infatti, appena tornato dai giochi a Cinque Cerchi, è stato premiato pubblicamente dal sindaco Michelangelo Betti nella sala più prestigiosa del Comune. Una festa eccezionale.
Doppio argento: si rende conto di che cosa ha fatto?
"Due medaglie pesantissime da tenere al collo. Ma il metallo che oggi posso toccare è la realizzazione di un impegno quotidiano che mi ha portato fino a qui accompagnato da tante persone".
Un risultato eccezionale. Il sindaco di Cascina Michelagelo Betti ha scherzato dicendo che ha vinto di più la frazione di Navacchio che l’intera Colombia.
"Sono le mie medaglie ma anche le medaglie di tante persone che festeggiano con me. E questo le rende speciali".
Macchi lei è legatissimo alla sua terra. Perché?
"La mia famiglia mi ha insegnato la riconoscenza e la Toscana mi ha sempre sostenuto. Ho forti legami qui a Cascina, ma anche a Pisa, Livorno e nei prossimi giorni sarò a Firenze per un Camp. Amo questa terra".
La terra di nonno Carlo a cui hai dedicato i successi portando le dita al cielo.
"Mi ha fatto innamorare di questo sport e se oggi sono qui lo devo a lui altrimenti avrei giocato a pallone con scarsi risultati".
Sia nella gara individuale che in quella squadre ha dovuto inseguire più volte gli avversari. Che cosa ha pensato?
"Ho cercato di non ascoltare le ottomila persone che gridavano il mio nome. Ho cercato di restare focalizzato su ciò che dovevo fare. A volte ci sono riuscito, altre meno...".
Però non capita tutti i giorni di portarsi a casa due medaglie.
"Speriamo capiti di nuovo fra quattro anni a Los Angeles".
Durante la finale della gara a squadre al suo posto è entrato Alessio Foconi che però non ha messo a segno neppure una stoccata. Che cosa le ha detto sul podio?
"Che doveva sorridere. Meglio una medaglia d’argento in quattro che un oro conquistato in tre".
E ora che cosa l’attende nel prossimo futuro?
"Un po’ di riposo, una vacanza. Negli ultimi sei mesi sono stato a casa meno di dieci giorni. Poi mi rimetterò in pedana a testa bassa".
Quanto è stato difficile conciliare lo studio con lo sport?
"Bisogna essere molto seri con i ragazzi e dire a chiare lettere che è possibile studiare e, al tempo stesso, ottenere grandi risultati nello sport. Alcuni miei compagni di squadra sono laureati: penso a Daniele Garozzo che è un medico. Noi atleti di scherma dobbiamo costruirci un futuro per quando non saliremo più in pedana; non possiamo vivere di rendita. Presto mi iscriverò all’università".
Non avete gli ingaggi dei calciatori.
"No e soprattutto non viviamo in una bolla, ma ben saldi in questo mondo. E questo credo che ci arricchisca come persone. Ecco perché tanti atleti delle Olimpiadi hanno storie da raccontare e insegnamenti da darci".
Filippo Macchi oggi è cambiato?
"Non lo so. Forse prima mi arrabbiavo di più in pedana, soprattutto con gli arbitri".
E invece oggi ci ha insegnato il rispetto .
"Ho imparato che è inutile disperdere energie protestando. Ho cercato di accettare tutto, nel bene o nel male".
Certo, le decisioni arbitrali della finale individuale non state favorevoli...
"Inutile nascondersi, mi hanno fatto male. Ma prima di presentarmi ai giornalisti ho pensato di prendermi qualche minuto con la mia famiglia e la mia ragazza per sfogarmi e riflettere. Perché è questo che viene chiesto a noi atleti: fare sempre una profonda riflessione su sé stessi".