Addio Sépulveda. Dal Pegaso d'oro alla nonna di Livorno, quanti legami con la Toscana

Il ricordo della sua traduttrice, la lucchese Ilide Carmignani

Luis Sepùlveda a Prato (foto Attalmi)

Luis Sepùlveda a Prato (foto Attalmi)

Firenze, 16 aprile 2020 - "Sépulveda aveva la straordinaria capacità di trasformare molti rapporti di lavoro in amicizia. Era una persona di una generosità estrema", racconta all'Ansa Ilide Carmignani, di Lucca, da 28 anni la traduttrice italiana di Sépulveda che lo scrittore, morto a Oviedo a 70 anni per il coronavirus, voleva traducesse tutto quello che scriveva, i romanzi, le poesie ma anche gli articoli di giornale.

Il loro primo incontro era stato 26 anni fa, dopo la traduzione del secondo romanzo di Sépulveda, 'Il mondo alla fine del mondò e l'ultimo incontro ad ottobre 2019, alla festa organizzata da Guanda a Milano per i 70 anni dello scrittore. "Stava benissimo e in quell'occasione mi ha parlato del nuovo libro che stavamo aspettando. Ma non so altro, non ho visto il manoscritto, mi sono tenuta libera per la traduzione. Scriveva più libri insieme. Mi raccontava della nonna livornese e del nonno mapuche", dice la Carmignani che ha sempre tradotto i libri di Sépulveda, tranne il primo, dai manoscritti.

"C'era una particolarità di Sépulveda. Usciva prima in italiano che in spagnolo. C'era una grande collaborazione con il suo editore, Guanda. Mi arrivava la mail: ecco il libro e lavoravo sul manoscritto, a parte per il primo romanzo. In Italia ha avuto un'accoglienza straordinaria. Tutti lo amavano, ma i lettori italiani di più", racconta. "È davvero un peccato che non ci sia in questo momento terribile . Avrebbe avuto le parole giuste per indicare delle direzioni: il rispetto della natura, la solidarietà, la lentezza come nel libro sulla lumaca, il cibo come aspetto economico, sociale. Era un grande uomo, un maestro", ricorda la traduttrice che lo incontrava tutte le volte che veniva in Italia, è stata tante volte a casa sua e lui andava a trovarla a Lucca, dove vive.

"C'era un grande rapporto di collaborazione e rispetto del mio lavoro", spiega. Era stato lo scrittore a chiedere a Guanda di incontrarla, 26 anni fa. "Avevo appena tradotto il suo secondo romanzo e pensavo 'vorrà capire se sono giusta per lui'. Ero emozionata e preoccupata. Sono partita da Lucca e ci siamo incontrati all'hotel Manin, a Milano. Mi ha fatto un grande sorriso che gli cambiava la faccia. Mi ha abbracciata e mi ha detto: 'ti ho fatto venire per ringraziarti. Sei la mia compagna di strada, di cammino'. Di solito, e chi lo ha conosciuto lo sa, aveva un'espressione seria. Ma non bisogna dimenticare che aveva avuto una vita molto dura, era stato guardia del corpo di Allende , torturato nelle prigioni sotto la dittatura di Pinochet , era stato in esilio".

Tra i ricordi anche la "sua semplicità, l'intelligenza straordinaria e la velocità nel cogliere le dinamiche e capire le persone fuori dal comune. Diventavi parte della sua famiglia. Quando veniva a trovarmi con la moglie, la poetessa Carmen Yanez, anche lei molto impegnata in battaglie civili, voleva sempre un piatto di pasta di primo e un piatto di pasta di secondo, con un bicchiere di vino rosso del contadino. Amava le trattorie, suo padre era proprietario di una trattoria. Sépulveda era un ottimo cuoco e aveva una capacità affabulatoria straordinaria. Ha scritto libri bellissimi, ma ascoltarlo mentre raccontava storie era meraviglioso".

L'impegno civile, i valori della solidarietà, la democrazia erano la vita di Sepulveda e Carmen Yanez, anche lei colpita dal virus, ma in forma lieve. "Carmen - dice - ha passato la quarantena e poi è stata rimandata a casa. Era provata ma in salute. Sepulveda, ricoverato il 29 febbraio all'Ospedale di Oviedo, non si sa con chiarezza come abbia preso il virus. Durante il ricovero ha avuto alti e bassi di tutti i tipi. Ultimamente non aveva più la febbre, poi il crollo. Adesso non si sa, con questi tempi terribili, cosa succederà".

ROSSI - "Addio Luis Sepúlveda. Hai contribuito a rendere più giusto, più bello, più libero questo nostro mondo. La Toscana non ti dimenticherà". Sono queste le parole con cui Enrico Rossi ha voluto ricordare lo scrittore cileno. Narratore di magnifiche storie tra la sua America Latina e quell'Europa che lo aveva accolto in fuga dai fascismi sudamericani, a Sepúlveda fu assegnato nel 2013 il Pegaso d’Oro, il più alto riconoscimento della Regione Toscana. Fu proprio il presidente Rossi a consegnare il Pegaso nelle mani di Sepúlveda, con motivazioni che si snodavano intorno ad alcuni concetti chiave della sua opera e della sua vita da attivista: democraz ia, giustizia, libertà, ecologia, memoria, solidarietà da contrapporre al neoliberismo, il sistema economico dominante che schiaccia la dignità delle persone in nome del profitto.

GIANI - "Mi rattrista la morte di un grande scrittore come Luis Sepulveda, di origine cilena, ma la cui scomparsa a 71 anni è avvenuta in Spagna a causa del coronavirus. Memorabile narratore, penso a 'La Gabbianella e il gatto', legatissimo alla Toscana, ove nel 2013 ebbe il Pegaso d'oro". Così il presidente del Consiglio regionale della Toscana, Eugenio Giani, ha ricordato su twitter lo scrittore morto oggi.