
Monsignor Paolo Giulietti benedice gli animali
Lucca, 19 gennaio 2020 - Si rinnova il rito, molto atteso e sentito in città, della benedizione degli animali, tradizione che in tutt’Italia, e non solo, rappresenta un passo fondamentale nel rispetto di ogni creatura vivente. Oggi pomeriggio si è svolta nella chiesa di San Pietro Somaldi, a due giorni dalla ricorrenza di San Antonio Abate, il Santo protettore degli animali, che si celebra il 17 gennaio.
La benedizione degli animali, che è stata riportata in città otto anni fa dall’Anpana, l’Associazione Nazionale Protezione Animali Natura Ambiente, sezione di Lucca, ha presentato quest’anno una novità. Il rito infatti, che fino allo scorso anno, in collaborazione con l’Arcidiocesi di Lucca si svolgeva in piazzale Arrigoni, dietro il Duomo, questa volta si è invece tenuto nella chiesa di S.Pietro Somaldi, officiato dall’Arcivescovo di Lucca, Monsignor Paolo Giulietti. La chiesa in poco tempo si è riempita di oltre 80 animali, tra cani, gatti, furetti, conigli e cavie, accompagnati dai loro padroni. Ed è stata un successo, fanno presente i volontari Anpana Lucca e il presidente territoriale Angelo Bertocchini, che ha superato oltre ogni aspettativa perchè, essendo officiato per la prima volta ‘al chiuso’, nessuno poteva conoscere la risposta della cittadinanza che è stata, invece, più che positiva.
L’Arcivescovo, dopo la benedizione, ha ‘salutato’ tutti gli animali facendo un giro tra le panche della chiesa. Il rito si è svolto alla presenza anche del sindaco di Lucca Alessandro Tambellini e del presidente del Consiglio comunale, Francesco Battistini. A tutti i partecipanti è stato dato un omaggio di cibo per cani Vet-line offerto da ViviBio di Lunata e l’attestato di partecipazione in ricordo dell’evento. Il rito della benedizione degli animali è legato a Sant’Antonio Abate, che si celebra a metà gennaio, periodo in cui torna la luce, il sole risorge sull’orizzonte portando vita e fertilità ai campi. Sant’Antonio è per tutti anche il Santo protettore degli animali, e questo lo si deve al fatto che i monaci dell’ordine degli Ospedalieri Antoniani, nel medioevo aiutavano i sofferenti ricavando cibo e creme emollienti dai maiali. È per questo motivo dunque, che l’iconografia del Santo volle che fosse ritratto in compagnia di un maiale. Presto venne quindi associato alla protezione delle bestie, sopratutto da fattorie, e tradizionalmente in concomitanza con la festa di Sant’Antonio Abate, si benedicono gli animali in ogni cascina oltre che nelle chiese.
Maurizio Costanzo