
Il vicedirettore de La Nazione, Mauro Avellini
Firenze, 13 ottobre 2014 - Gentile direttore, l’allarme malattie è ormai planetario. Ma non mi preoccupa solo l’ebola – che comunque sta arrivando anche qui –: da qualche tempo infatti stiamo diventando terra di conquista per altri tipi di infezioni e febbri tropicali (come gli ultimi casi di dengue a Firenze). Quand’è che potremo fare i vaccini per arginare questa vera pandemia?
Mirella Grossi, via mail
I nervi saldi servono più dei vaccini. Ricordate l’aviaria? Roba da polli, si rischiava di più con una normale influenza ma tra il 2009 e il 2010 l’Italia ordinò 200milioni di euro di vaccini. Li pagò per metà perché non servivano. Le inchieste penali chiarirono il resto. Adesso, contro l’ebola, che si prende solo ed esclusivamente dal contatto diretto con i fluidi corporei del malato, vogliono mandare persino gli eserciti. Butteremo via un altro po’ di soldi, fino a quando i giganti del farmaco non tireranno fuori un altro vaccino miracoloso da piazzare in milioni di dosi nei paesi ricchi, compreso il nostro. E’ pronto, però non occorre fare in fretta, perché i morti sono più di 4mila ma tutti in Africa, dove il business non conviene. La dengue invece si sviluppa per colpa di una zanzara, è endemica in cento paesi, non si trasmette per contagio interumano diretto, ma il nome fa tremare le vene dei polsi. I casi sono destinati ad aumentare (caldo, viaggi) ma guai a diagnosticare febbri tropicali a ogni colpo di tosse. I veri untori non sono quelli della porta accanto.