LUIGI CAROPPO
Cronaca
Editoriale

Le Forze Armate non tradirono la Patria

8 settembre 1943: prigionieri italiani si arrendono a truppe alleate
8 settembre 1943: prigionieri italiani si arrendono a truppe alleate

Firenze, 8 settembre 2023 – Tutti a casa? Macché. Il tricolore cucito sul petto, la divisa come seconda pelle. Combattere perché la guerra si sperava finita, ma non lo era.

C’era confusione, unica certezza all’indomani dell’8 settembre di 80 anni fa. L’Italia aveva firmato l’armistizio, ma non aveva definito il suo destino. E il vuoto di potere pesava: una girandola di ordini o il silenzio.

Al di là del desiderio legittimo e naturale di rivedere casa e famiglie, c’è stato generalmente il rispetto per quella Patria seppur vacillante. Lo dice la Storia, lo dicono le testimonianze: le Forze armate italiane hanno tenuto alta la bandiera, non hanno mollato, hanno lottato per non cedere le armi al nuovo nemico. Lo dicono le cifre dei soldati uccisi dopo il settembre del 1943 nei combattimenti contro i tedeschi.

E quante migliaia di nostri giovani della Seconda guerra mondiale sono state deportate nei campi di concentramento tedeschi e quanti in divisa rifiutarono di aderire alla Repubblica di Salò. Era l’altra Resistenza, quella tenuta sotto silenzio nell’Italia dell’immediato dopoguerra dove gli equilibri della guerra fredda andavano consolidandosi e dove aveva già preso il sopravvento il primato della Resistenza dei partigiani.

Col tempo, molto, i racconti sono emersi. E la storiografia ha fatto i conti anche con la volontà delle nostre Forze armate. Così racconta Gustavo Bellazzini che il comandante della corazzata Roma disse dopo la notizia dell’armistizio: "La guerra non è finita, inizia ora". Così fecero i gloriosi soldati e ufficiali della Divisione Acqui a Cefalonia che decisero di combattere contro i tedeschi.

La Storia ha dovuto poi registrare le parole di coraggiosi presidenti della Repubblica che hanno squarciato le ricostruzioni sedimentate. Come fece Carlo Azeglio Ciampi nel 2001. "Decisero di non cedere le armi – disse sugli eroi in terra greca –. Preferirono combattere e morire per la Patria. Tennero fede al giuramento. Questa è l’essenza della vicenda di Cefalonia nel settembre del 1943. La loro scelta consapevole fu il primo atto della Resistenza, di un’Italia libera dal fascismo".