Montespertoli (Firenze), 26 settembre 2015 - Un biglietto di sola andata per la Nuova Zelanda, 5mila euro per organizzare il trasferimento insieme alla famiglia e sette giorni di tempo per rispondere all’azienda. Stravolgere la propria vita o perdere il lavoro? È l’interrogativo al quale due dipendenti cinquantenni del settore Ricerca e Sviluppo della Navico - multinazionale che opera nella fabbricazione di strumenti per la sicurezza portuale - hanno risposto alla fine con un "no", prima di vedersi recapitare a casa la lettera di licenziamento.
Siamo alle porte di Montespertoli, nella frazione di Montagnana a 20 chilometri da Firenze, dove da due settimane la Fiom Cgil ha dichiarato lo stato di agitazione ottenendo in alternativa una proposta di ‘demansionamento’ per i due lavoratori. In altre parole, l’assegnazione a una mansione inferiore con il conseguente dimezzamento del salario. Tutto per aver deciso di non trasferirsi ad Auckland, amena località celebre anche nel nostro emisfero per le vicende velistiche della Coppa America.
"È inammissibile - dice Iuri Campofiloni della Fiom Cgil Firenze - Faremo tutto il possibile per difendere l’eccellenza delle competenze dei due lavoratori, chiedendo un intervento urgente alle istituzioni". C’è grande tensione nello stabilimento toscano dell’azienda norvegese, dove ieri i 47 lavoratori sono tornati compatti ad incrociare le braccia per la seconda volta in meno di due settimane. Obiettivo: difendere i colleghi, e non solo. Secondo il quadro delineato dai sindacati, all’orizzonte ci sarebbero altri fulmini dopo quello arrivato, a ciel sereno, all’inizio del mese.
"Pensiamo che questa storia sia solo la punta dell’iceberg - continua Campofiloni - Una multinazionale come questa non ha bisogno di ricorrere a un demansionamento per un mancato trasferimento di due dipendenti. Nel piano industriale non si faceva cenno a niente di tutto ciò. Cosa è cambiato in meno di un anno?".
A replicare ai sindacati è il direttore generale Gianluca Landi, che parla di gravi difficoltà economiche per lo stabilimento di Montagnana, dove i ricavi non superano il milione di dollari a fronte di un budget di quasi sei. "Si tratta di una realtà di cui il sindacato è a conoscenza da mesi - spiega Landi - Navico è un gruppo mondiale che agisce seguendo le economie di mercato, da qui la proposta del trasferimento in un dipartimento florido come quello neozelandese. Il demansionamento è tutt’altro che un atto punitivo, bensì una seconda opportunità lavorativa. Anziché uscire dall’azienda, si resta comunque nella produzione".
Una proposta che trova fondamento strategico nell’imminente, annunciato incremento produttivo promosso nel reparto di Montagnana. "Un chiaro segno di come Navico voglia fortemente preservare lo stabilimento toscano", conclude Landi.
Brenda Gatta