MICHELA BERTI
Cronaca

Ipotesi di fusione dei Comuni, Lajatico dice no a Peccioli. L’analisi del docente

Emanuele Rossi, docente di diritto costituzionale: "L’equilibrio era delicatissimo Da una parte un Comune molto ricco, dall’altra ha vinto la paura di essere fagogitati"

Emanuele Rossi, docente del S. Anna

Pisa, 13 dicembre 2023 – In Toscana le sfide tra Comuni sono spesso accese. Non sempre corre buon sangue tra vicini di casa e fare ’matrimoni’ non è facile. Lo dimostra il referendum sulla proposta di fusione tra Peccioli e Lajatico - 10 chilometri di distanza in provincia di Pisa - dove il "no" del paese che ha dato i natali al tenore Andrea Bocelli ha battuto il "sì" del regno di Macelloni, il sindaco che ha trasformato i rifiuti in ’oro’ e benessere.

Professor Emanuele Rossi, docente di diritto costituzionale alla Sant’Anna di Pisa, cosa è successo?

"Quando si parla di fusione tra Comuni l’equilibrio è delicato. Da una parte c’è un comune molto ricco (Peccioli) e dall’altra uno meno ricco (Lajatico). Peccioli aveva messo sul piatto una serie di benefici economici che sarebbero andati a favore del nuovo comune unico. Cosa abbia determinato l’esito del voto non so dirlo, però immagino che nella comunità di Lajatico abbia prevalso il timore di essere fagogitata".

Ci sono esempi di fusioni andate a buon fine: Crespina e Lorenza, e Casciana Terme e Lari. Cosa fa la differenza?

"Il fatto che in questi casi si parte da posizioni paritarie o meno squilibrate. La forza della fusione è mettere insieme delle debolezze e rafforzarsi reciprocamente. A Peccioli e Lajatico, dal punto di vista economico e dei servizi, le cose non erano così equilibrate".

Nel 2013 lei seguì il tentativo di fusione dei comuni elbani. Cosa ricorda?

"C’era un comune più grande, Portoferraio, che era il riferimento delle altre realtà. L’impressione fu che il referendum avrebbe potuto diminure o annullare il peso dei comuni più piccoli".

Cosa cambia quando c’è la fusione tra Comuni?

"Quando più Comuni scelgono di condividere servizi serve fare un accordo dove vengono ripartiti gli impegni ma ciascuno mantiene la sua autonomia; nel caso della fusione tutto viene unificato, c’è un unico sindaco e non una ripartizione pro quota. Viene mantenuto il Municipio e il decentramento amministrativo".

Si tratta di referendum consultivo, il consiglio comunale potrebbe prendere decisioni diverse?

"Sì, la decisione spetta al consiglio comunale ma è la Costituzione che prevede si debbano sentire le popolazioni. L’articolo 133 stabilisce che la Regione, sentite le popolazioni interessate, può istituire nuovi comuni e modificare le loro circoscrizioni e denominazioni".

Da un punto di vista culturale ritiene che il campanilismo della Toscana possa rappresentare una resistenza alla creazione dei Comuni unici?

"Si tratta di un passaggio storico e culturale. Il Comune è uno strumento di identità. Ha il nome sui documenti, qualcuno può avare il timore che ci sia la perdita di identità e può pesare".