LUIGI CAROPPO
Cronaca
Editoriale

La lezione del disastro. Gli otto punti da cui bisogna ripartire

I danni dell'alluvione a Prato (Foto Attalmi)
I danni dell'alluvione a Prato (Foto Attalmi)

Firenze, 12 novembre 2023 – Possiamo e dobbiamo imparare subito molte cose dalla tragedia dell’alluvione che ha colpito la nostra Toscana. Nessuno si tiri indietro, perché tutti sono chiamati a fare la propria parte ora e nell’immediato futuro. Per far sì che nessuno dica: io non sapevo, la colpa è di altri, la burocrazia ci ostacola, le norme sono farraginose. Tutti, per la propria parte, si facciano partecipi della svolta necessaria che urge: cambiamento climatico in corso, mettere in atto azioni conseguenti. Pare semplice, ma finora non è stato così. E si sono visti i risultati.

Punto uno: bisogna imparare a lavorare insieme e non ognuno per il proprio settore. Comunicare, dialogare, mettere in rete le conoscenze, le norme, gli studi. E sono chiamati in causa tutti gli attori istituzionali a partire dai parlamentari toscani e poi la Regione. che ha in mano il piano urbanistico, cornice di sostanza per quello che si può e non si può costruire, e i Comuni. E ancora l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino settentrionale, i Consorzi di bonifica. Ma anche le Università che hanno il compito di mettere a disposizione le competenze, eccellenti, scientifiche.

Punto due: le analisi fatte da Gaia Checcucci, Erasmo D’Angelis e da Nicola Casagli in questi giorni su La Nazione siano punti di riferimento. Sono parole di esperti che senza condizionamenti hanno messo sul tavolo il sapere, le mappe, gli studi. Dicono che il disastro potenziale era conosciuto. E non si sono fatti tutti gli interventi necessari. Non accada mai più.

Punto tre: il sistema di allerta va rivisto. Non troviamo scuse. I sindaci, lo hanno detto chiaramente, e a più voci, sono in difficiltà di fronte a questo sistema. Va migliorato, dettagliato, affinato. Non può restare così.

Punto quattro: il reticolo minore dei fiumi (corsi, torrenti, rii) vale il reticolo maggiore (fiumi). Tralasciare i lavori sull’alveo di un fiumiciattolo come Marina, Stella, Agna, Bagnolo, Furba etc. vuol dire creare condizioni di estremo pericolo.

Punto cinque: i soldi a disposizione vanno spesi. Presto e bene. I progetti su dove interventire ci sono, le zone ad alto rischio si conoscono. Rimanere alla finestra vuol dire far allagare le case e le aziende. Basta ritardi.

Punto sei: fare scelte drastiche e decise. Fiumi tombati, fabbriche e case lungo i corsi. Non si può andare più avanti così. Delocalizzare la parola d’ordine.

Punto sette: la montagna e le zone pedemontane. La Toscana è fragile, fragilissima. Le frane hanno già messo in ginocchio l’Alto Mugello da maggio scorso, la Val di Bisenzio adesso. Occorre manutenzione continua. Sennò saltano le strade e la vita si spezza.

Punto otto: i soldi dei ristori. Non sono ammessi ritardi, lungaggini burocratiche, ostacoli. La Toscana vuol ripartire, ma va aiutata. Adeguatamente e subito.