'L'Italia di Draghi e i nuovi scenari internazionali', seminario alla Biblioteca Spadolini

La Biblioteca della Fondazione Spadolini ha ospitato il seminario di studi dedicato a "L'Italia di Draghi e i nuovi scenari internazionali". Tra i relatori Stefano Silvestri, Stefano Folli, Italico Santoro e Oberdan Forlenza

La locandina dell'evento

La locandina dell'evento

Firenze, 3 dicembre 2021- Si è svolto questa mattina a partire dalle 9,30 il seminario di studi “L’Italia di Draghi e i nuovi scenari internazionali”, promosso dall'Associazione Amici della Fondazione Spadolini Nuova Antologia e dalla Fondazione stessa, ospitato nella sede della Biblioteca Spadolini, al Pian dei Giullari. Dopo i saluti del presidente della Fondazione Cosimo Ceccuti, sono intervenuti Stefano Folli, presidente dell'Associazione Amici Fondazione Spadolini Nuova Antologia e Stefano Silvestri, già presidente dell'Istituto Affari Internazionali dal 2001 al 2013, coordinati da Salvatore Torielli.

«Stiamo vivendo un passaggio politico di grande rilievo - spiega Stefano Folli -. L'Italia di Draghi non è l'Italia che abbiamo sperimentato nei due o tre anni precedenti, sicuramente più zoppicanti. Draghi ha ripristinato maggior coerenza fin dai primi momenti ed ora l'Italia è salda nell'Alleanza euro-atlantica, ottenendo sulla scena internazionale una credibilità che non aveva più avuto nel recente passato».

«Adottando una più ampia visione del contesto storico politico del nostro Paese - sono le parole di Stefano Silvestri - , dalla prima missione nel Libano del 1982 ad oggi, l'Italia ha svolto una politica europea più ispirata dal Ministero della Difesa che da quello degli Esteri: un esempio su tutti sono le missioni militari, volte a recuperare prestigio presso gli americani e i maggiori partner europei, che in certi momenti hanno visto impegnati addirittura 15mila soldati italiani. L'idea del Ministero era duplice: accrescere la propria credibilità con gli alleati, di modo da giocare un certo ruolo nel Mediterraneo e nel Medio Oriente, ed aumentare la propria influenza in Europa, nei confronti di Paesi che, come l'Inghilterra e la Francia, avevano sempre fatto questo genere di interventi. Ancor prima della Germania, siamo stati il terzo Paese a partecipare alle missioni all'estero, il primo a farlo non in chiave ex coloniale ma multilaterale, europea. Il problema è che poi non abbiamo mai mandato in cassa il credito, o comunque in maniera molto spicciola».

La seconda parte del seminario, coordinata da Italico Santoro, ha visto gli interventi del Consigliere di Stato Oberdan Forlenza sul tema “Obiettivo Sviluppo: burocrazia, semplificazioni”, del professor Michele Bagella sulla questione de “Il rebus dell’inflazione”, del professor Cosimo Risi - “La difesa europea”- e Giancarlo Tartaglia, segretario generale della Fondazione sul giornalismo “Paolo Murialdi”, che ha parlato di “Democrazie liberali e regimi autoritari, l’esempio della libertà di stampa”. «Draghi alla guida del Governo, ha rilanciato l'Italia nel contesto europeo -è il commento di Cosimo Ceccuti - , restituendo al nostro paese una credibilità e una centralità da anni appannata. L'incognita riguarda ora il futuro, non immediato ma prossimo. Il presidente del Consiglio attualmente governa con una maggioranza ampia ma composita e tutt'altro che omogenea. Dopo le future elezioni, quale sarà la maggioranza, certo più compatta ma alternativa anche nelle scelte di fondo, e con quali numeri tra gli schieramenti? Resterà ancora Draghi quale figura di garanzia agli occhi dell'Europa? Sono quesiti a cui adesso non è possibile rispondere, ma che certamente sottendono scenari diversi tra loro». Caterina Ceccuti