ANGELA GORELLINI
Cronaca

La battaglia di Ivan: "Rivoglio mio figlio, lo Stato mi ha abbandonato"

L'uomo si è visto sottrarre il piccolo di neanche otto anni dalla madre armena, partita per una breve vacanza nel proprio Paese e mai più tornata in Italia. Il sostegno del sindaco

La battaglia di Ivan: "Rivoglio mio figlio, lo Stato mi ha abbandonato"

Siena, 20 aprile 2022 - Prima l'amore, poi la separazione, poi il dolore, la frustrazione e la rabbia. Il dolore, la frustrazione e la rabbia di un padre che non può vivere suo figlio, di neanche otto anni, sottrattogli dalla madre armena, partita per una ‘breve’ vacanza nel proprio Paese, ma mai più tornata in Italia. Ivan Marino lo rivuole: dopo la sentenza di separazione del 2 marzo 2020 il Tribunale di Siena gli ha concesso l’affidamento esclusivo con visite protette alla madre eppure, per una serie di normative cervellotiche, violazioni di diritti e vari ostruzionismi, e per quell’indifferenza delle istituzioni che l’uomo denuncia a gran voce, ha la possibilità di incontrare il piccolo “entro limiti ristrettissimi decretati dal giudice armeno, senza vedersi riconosciuti i diritti paterni, ma soltanto i doveri economici” quindi senza la possibilità di poter far parte della vita del bambino.

"Sono stati violati diritti umani e dei minori a discapito di mio figlio per non farlo rientrare - ha affermato Marino -. Lo vedo poco e solo quando vuole la madre. L'Italia tende a non affrontare questi problemi che riguardano me, ma anche tanti altri genitori. Le sottrazioni sembrano un problema non politicamente spendibile. Mi sento abbandonato dallo Stato". Ma ci sono istituzioni, invece, che hanno ascoltato e fatto propri il dolore, la frustrazione e la rabbia di Ivan Marino, difeso dall'avvocato Irene Margherita Gonnelli: il Comune di Siena combatterà al suo fianco.

“La sofferenza di questo padre – ha spiegato il sindaco Luigi De Mossi – non nasce soltanto da un danneggiamento giuridico, ma da un’espropriazione di ciò che per un uomo è il bene più prezioso, il rapporto con il figlio. Oltre il diritto, qua ci sono in ballo valori come l’affetto, la vicinanza, l’educazione, la conoscenza che dobbiamo tutelare. Per questo la città vuole far sua la storia di Ivan che, residente a Siena ha tutti i diritti di far crescere suo figlio qua”. La storia di Ivan parte nel 2011: lui lavora in Armenia per una società italiana e inizia a frequentare una donna. La coppia vive a Yerevan, fino al 2015 (il 3 ottobre 2013 viene celebrato il matrimonio secondo la legge italiana in Ambasciata, ma non è stato né ratificato, né legalizzato in Armenia) poi si trasferisce a Siena. Il 5 agosto 2014 nasce il piccolo.

La madre diventa italiana per matrimonio nel 2016. Quasi quattro anni fa la ‘breve’ vacanza senza ritorno. “Al bimbo è anche stata data la cittadinanza armena, senza che Ivan Marino fosse interpellato – hanno spiegato in Comune – appena 20 giorni dopo il trattenimento illecito. In Armenia, sostanzialmente, non ha diritti e non è stata neanche riconosciuta, per motivi insostenibili, la sentenza di separazione italiana, mentre i giudici armeni si pronunciano solo restrittivamente verso di lui”. Il sindaco De Mossi ha già interessato della vicenda Benedetto Della Vedova, sottosegretario di Stato al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Lo scorso 3 febbraio il consiglio comunale ha approvato all’unanimità la mozione presentata da Maria Concetta Raponi sulla sottrazione internazionale di minori, atto nato proprio dal caso Ivan Marino. Particolarmente sensibile alla vicenda anche l’assessore Francesca Appolloni. “Questa è più che altro la storia di un figlio che si è visto privare della figura del padre”.