Firenze, 4 ottobre 2023 – “Siamo tutti scioccati per quanto accaduto. E' il momento del cordoglio per i morti e delle preghiere per i feriti. Per conoscere esattamente la dinamica, bisogna aspettare il lavoro degli inquirenti”.
Strage di Mestre: gli aggiornamenti
Commenta così quanto accaduto a Mestre Francesco Meacci, coordinatore regionale Confartigianato autobus operator. “Tragedie come questa distruggono la categoria perché riportano alla responsabilità”.

Responsabilità perché chi guida è un essere umano, che può commettere un errore oppure avere un malore, come sembra sia accaduto all'autista del pullman volato sotto dal cavalcavia e poi incendiatosi. Sono 21 i morti accertati, 15 i dispersi. Valter Fabbri, autista, titolare dell'azienda toscana Fabbri Autolinee e coordinatore regionale Confartigianato autobus operator, quella rampa di Mestre la conosce bene. “L'ho fatta tante volte anche io con l'autobus”, ricorda.

Cosa pensa dell'incidente?
“E' una fatalità. L'autista era da un'ora alla guida, era esperto, faceva un servizio limitato, di mezz'ora, conosceva benissimo la strada, da anni. E' una strada dove si va a senso unico, non si va veloce. L'ipotesi più probabile è che abbia avuto un malore, infatti lui si è appoggiato lateralmente alla protezione laterale. Che, c'è da dire, è sicuramente debole, sembra poco più di una ringhiera e quindi non adeguata, tenendo conto che per passare su quel cavalcavia non ci sono limiti di tonnellaggio, ci possono transitare non solo gli autobus, ma anche i camion, e sotto c'è la ferrovia. Se il pullman fosse finito su un treno i morti da piangere sarebbero stati anche di più”.

Potrebbe essere stato un guasto meccanico a far perdere il controllo del mezzo all'autista?
“No, è impensabile. Perché anche se si rompe il servosterzo, con una spinta di 40 chili si può girare lo stesso il volante. E un autista, che viene sempre formato adeguatamente, lo sa e lo sa fare”.
Anche lei guida gli autobus per trasporto persone. Si sente la responsabilità addosso ogni volta che parte?
“Se fossi in tensione o preoccupato ogni volta che parto non potrei fare il lavoro che faccio. Guidare l'autobus diventa una routine. E' come il chirurgo che opera. Inoltre, siamo una categoria molto controllata, sia da parte delle aziende che da parte dello Stato. Ogni anno facciamo la visita di controllo, che accerta le condizioni di salute e lo stato psicofisico. A questo si aggiungono poi i controlli in strada”.
Le è capitato di essere coinvolto, come autista, in uno o più incidenti? O qualcuno dei suoi dipendenti?
“Per fortuna gli incidenti sono abbastanza rari, proporzionalmente alla quantità degli autobus in circolazione. Ripeto, i controlli sono molti e garantiscono la sicurezza per chi è alla guida e per i passeggeri”.