REDAZIONE CRONACA

Inchiostro, taccuino e amarcord: i 'giornalisti estinti' nel libro di Gasperetti

Sarà presentato il 15 luglio al Caffè Letterario Le Murate dall’autore con la direttrice de ‘La Nazione’, Agnese Pini e Antonio Pagliai

Macchina da scrivere

Firenze, 13 luglio 2021 - C’è stato un tempo nelle redazioni dei giornali dove i computer ancora non esistevano, e neanche i fax: solo penne, taccuini e macchine da scrivere. E proprio di quel mondo parla il libro del giornalista livornese Marco Gasperetti intitolato ‘La società dei giornalisti estinti’ (Mauro Pagliai Editore). Sarà presentato giovedì 15 luglio al Caffè Letterario Le Murate dalla direttrice de ‘La Nazione’, Agnese Pini e dall’autore. L’appuntamento con l’incontro moderato da Antonio Pagliai, è alle 18, e in caso di pioggia l’evento si svolgerà all’interno della Galleria del Caffè.

La tecnologia ha trasformato profondamente la società, e anche il giornalismo ha dovuto cambiare forma e sostanza. Il mestiere di reporter si è evoluto e tanti sono stati costretti a ripensare il proprio ruolo, spesso vedendo i nuovi mezzi telematici come una minaccia. Il protagonista di questa storia ricorda gli inizi della sua carriera, in un mondo fatto di persone e passione più che di Internet e computer, finché la nostalgia non sfocia in un progetto “folle”: fondare un nuovo giornale che profumi d’inchiostro, carta e piombo, di metodi antichi ma mai veramente estinti.

“Erano tempi mitici. Non esistevano fax né tanto meno computer. L’inviato o il cronista doveva dettare i suoi pezzi. Il telefonino appariva solo nei film di fantascienza e se non avevi in tasca il gettone telefonico il pezzo non arrivava..”. In questo romanzo, Marco Gasperetti, racconta e ricostruisce con un sincero tocco di nostalgia, un mondo e un modo di lavorare che non c’è più, fatto di reporter vecchio stampo, macchine da scrivere e taccuini da stenografo. Le trasformazioni tecnologiche nel campo della comunicazione, che hanno investito i giornali, così come tutti gli organi d’informazione, e portato alla crisi dei media tradizionali, sono al centro di questo romanzo che è anche un amarcord con riflessi autobiografici dell’autore. Il protagonista infatti, ricorda gli inizi della sua carriera, immerso in un mondo fatto di persone e passione più che di internet, cellulari, tablet, smartphone, social e computer, in compagnia di personaggi coloriti e irresistibili. Finché non si fa strada in lui un’idea davvero speciale: quella di fondare un nuovo giornale “low tech”, fatto di carta e d’inchiostro, di metodi antichi ma mai veramente estinti. Da ‘La società dei giornalisti estinti’  emerge più di una riflessione, tra cui quella secondo cui il giornalismo può andare incontro a cambiamenti più o meno radicali, ma non morirà mai. Ma lo stesso Gasperetti precisa: “Quello che ho scritto è anche un romanzo di formazione, nel senso che fa capire cosa significa e ha significato lavorare in un giornale negli ultimi formidabili quarant’anni, durante i quali dal piombo si è passati ai social network. Ma non ha alcuna presunzione di dare giudizi sul passato e sul presente, o di voler vaticinare il futuro”.

 

Maurizio Costanzo